Carlo Baroni: torna da capolista il vicesindaco "rimpastato"
Carlo Baroni, prima di queste elezioni amministrative, aveva già alle sue spalle una lunga e importante carriera politica. E’ stato sindaco di Casciago, assessore provinciale, vicesindaco di Varese. Una progressione che si è bruscamente arrestata nel 2014, quando le vicende che portarono la Provincia di Varese ad una guida PD-UDC fecero scegliere al sindaco leghista di Varese Fontana di allontanare il suo vicesindaco, considerato ormai “all’opposizione”. Ora Baroni ritorna a capo di una lista, Varese Popolare, che appoggia il candidato di centrodestra Paolo Orrigoni: richiamato “a furor di popolo” da chi lo sosteneva e votava.
«Sono nato politicamente nel 1975 – spiega Baroni- Fu allora che feci la prima campagna per il mio comune, Casciago, di cui poi sono stato assessore dall’80 all’89 e sindaco dal 1989 al 1994. Poi sono stato eletto in Provincia: dal 2003 al 2008 sono stato assessore alla viabilità e poi dal 2008 al 2013 vicepresidente e assessore al territorio. Sono stato anche al comune di Varese, come vicesindaco, dal 2011 fino al 2014» Quando ciòè ci fu un ribaltone nella giunta di Varese che ebbe un eco in tutta l’Italia.
Per quale motivo si è ricandidato?
«Mi sono ricandidato per l’insistente pressione di tanti miei amici, che volevano fortemente che non abbandonassi l’attività politica e rimanessi sul territorio. In realtà mi faceva piacere rimettermi in gioco, per dare ancora un contributo al bene comune»
Perchè ha scelto questa lista?
«Varese Popolare è la prosecuzione di un’esperienza in atto nel comune di Varese da decenni: prima si chiamava Popolo Della Libertà, Forza Italia, Nuovo Centrodestra. Ora è una formazione che vuole portare la vivacità del centro alla coalizione di Orrigoni. Con un serio impegno per il bene comune, l’attenzione alle esigenze di Varese e la disponibilità a dialogare con tutti».
Come ci si sente “da Capolista”?
«Vecchi! – scherza Baroni – E’ evidente che mi hanno scelto in questo ruolo per l’esperienza maturata, e per l’età. E, oltre all’esperienza che ho maturato in questi anni, anche per la fiducia e la comprensione dei miei amici»
Qual è la sua idea di politica, come intende l’impegno politico?
«Ho due frasi che definiscono quest’impegno: la prima è che la politica “E’ il massimo della carità,l’esperienza della carità” come disse Paolo Sesto. la seconda, più pratica, è che è il massimo del compromesso possibile, per trovare soluzioni vivibili per tutti».
Quali sono i suoi modelli, o i suoi maestri di vita?
Il mio primo maestro di riferimento è don Luigi Giussani, che ho conosciuto ai tempi dell’università ed è stato un punto di riferimento centrale. I primi, cronologicamente, però, sono stati mio padre e mia madre. Per quanto riguarda l’esperienza politica, invece, il principe Castelbarco di Casciago: da sindaco, mentre io ero consigliere, mi ha insegnato come si vive nell’attività politica. Poi, una serie di amici varesini, in primis Maurizio Sabatini, cui mando grande abbraccio».
Da quale città Varese potrebbe prendere spunto?
«Varese, innanzitutto, è una città che deve avere la sua identità, perché ha le caratteristiche di originalità. Ciò non toglie però che si possa guardare fuori, per cogliere ulteriori spunti: in questo caso trovo l’esperienza di Bergamo importante, è stata rivitalizzata una città».
Cosa invece non vorrebbe vedere nella sua città?
«Le lamentele della gente: perchè vorrebbe dire che si trovano bene, e non hanno niente da ridire. Lo ritengo un impegno da assolvere»
Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco?
«Il suo primo atto dovrebbe essere quello di comporre un gruppo di lavoro in giunta motivato, con esperienza ed entusiasmo. Da lì parte poi tutto».
Chiudono sempre più attività in città. Cosa ritiene più giusto per contrastare questa situazione?
«Credo che la grossa sfida di Varese sia quella di rimettere al centro piazza Repubblica e farla diventare luogo davvero vivibile, dando continuità ai progetti in corso».
Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione e dove
invece poteva fare meglio?
«L’amministrazione uscente ha dato impulso soprattutto al sociale: non ha ridotto di una virgola l’impegno in questo settore e ha continuato a garantire gli standard degli anni precedenti. Questo è un grande pregio, non visibile ai più ma assolutamente percepito dagli utenti. Sul “fare di meglio” in realtà si puo sempre fare meglio. Se devo segnalare un difetto è stato quello di non condurre a termine tutti i progetti che aveva messo in campo; penso per esempio al parcheggio in via sempione o alla nuova illuminazione pubblica».
Stefania Radman