Claudio Galleani, il capolista "in debito con Varese"
E’ nato a Vaprio d’Adda, ma ha cominciato ad abitare a Varese che aveva solo un anno: suo padre Sandro è diventato in quell’anno fisioterapista per la Pallacanestro Varese e da allora Claudio Galleani, capolista di Varese Civica, la lista che sostiene il candidato sindaco Andrea Badoglio, è diventato a tutti gli effetti un varesino. «Ho studiato alla Dante, poi a 14 anni ho cominciato a fare il “Fisioterapista di supporto” a mio padre. In realtà in America li chiamavano “Water Boy” quelli che portano lì’acqua e tengono in ordine gli spogliatoi. Ho studiato da fisioterapista a Milano, poi ho incominciato a girare l’Italia per lavoro: ho abitato tra l’altro a Roma e Trieste, poi sono tornato a fare il fisioterapista a Varese, dove ero già rientrato per sposarmi».
La sua è una vita per lo sport di questa città, che l’ha assorbito anche fisicamente: «Sono astemio, non fumo, non bevo caffè: sono piuttosto noioso, dunque, anche se molto gradito ad amici e amiche perchè quando si va in giro, io guido e gli altri si divertono… Diciamo che ho passato la vita a cercare di far stare bene la gente».
Per quale motivo si è candidato?
«Perchè mi sento in debito con Varese. E’ la città che ha permesso a mio padre, mia madre e me di esaudire i desideri della vita: a me, in particolare, ha permesso di girare il mondo, di avere uno splendido figlio, ora 18enne. Sento di avere più preso che dato, e Varese è bellissima, non in disuso come viene descrtta. Certo, potrebbe essere gestita meglio: il mio sogno è che Varese venga considerata come una delle città piu belle da vivere al mondo. E le basi ci sono: bastano poche cose da sistemare per avere una città splendida».
Perchè ha scelto questa lista?
«La scelta della lista di Andrea Badoglio è data da due motivi: primo è l’amicizia che mi lega con Andrea, che è pluriventennale a causa della pallacanestro, cui siamo legati entrambi. Ma anche perchè sono anni che sostengo come la politica abbia preso una direzione sbagliata: l’impressione è sempre più che chi entra in politica lo faccia per motivi personali, invece che per il motivo per cui si fa politica. Questa invece è una lista davvero civica, la facciamo noi. Mi sembrerebbe assurdo proclamare di entrare in politica per cambiare le cose, e poi farlo con chi nel sistema ci è già. Il percorso con andrea mi permette di fare ciò che è giusto senza pressioni esterne»
Come ci si sente “da Capolista”?
«Con tantissima pressione addosso. La mia preoccupazione è data soprattutto dal fatto che rappresento anche le altre persone della lista. Persone, nel nostro caso, che si sono impegnate per Varese e che lo continueranno a fare anche dopo. Così mi rendo conto che ciò che faccio o dico potrebbe rovinare le azioni degli altri, e mi dispiacerebbe. Per altri versi, naturalmente, è una cosa bella: sono onorato del fatto che mi abbiano scelto per rappresentare la lista».
Qual è la sua idea di politica, come intende l’impegno politico?
«Ho sempre considerato i politici come dei cittadini che si pongono al servizio dei cittadini che non possono farlo. Grazie a mio padre, ho sempre pensato che con il rispetto e con il duro lavoro si arriva dovunque, anche grazie all ‘esempio di una squadra di provincia arrivata sul tetto del mondo, come la Pallacanestro Varese. I politici per me sono persone che hanno la fortuna e la responsabilità di mettere in pratica quello che i cittadini desiderano fare. E’ un servizio: ne piu ne meno, come fare il medico o l’operatore ecologico».
Quali sono i suoi modelli, o i suoi maestri di vita?
so che è scontato, ma non posso non dire mio padre: è stato mio insegnante di vita e professionale. Ho la fortuna di avere un padre ben considerato. leggo libri di fantascienza, quindi non ho degli idoli. Per quanto tu possa aver ragione se diventi violento passi dalla parte del parte del torto, quindi i miei modelli sono nelson mandela e gandhi, che hanno avuto la forza di non reagire e hanno avuto le piu grandi rivoluzioni. e io trovo sia una grandissima dimostrazione di forza. Mohamed Ali per esempio. Pertini, per la lotta per l’ìespressione democratica
Da quale città Varese potrebbe prendere spunto?
«Secondo me non c’è una città perfetta da cui prendere spunto, ma tante idee che possono essere prese da diverse città.E non può esistere una città da cui Varese può copiare, perchè Varese è una città unica: può però prendere qualcosa da ognuna. Forse si è capito che io amo questa città, ha solo bisogno di più rispetto».
Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco?
«Mettersi in discussione. Ciò che io critico all’attuale classe politica è un po’ di presunzione, l’essere sempre convinti di avere ragione: ma non sempre è cosi, ed è importante accorgersene e ascoltare. Noi ci sentiamo di diventare la voce della coscienza di qualunque sindaco venga eletto».
Chiudono sempre più attività in città. Cosa ritiene più giusto per contrastare questa situazione?
«Varese ha un “difetto”: è un grande borgo, come strade, sembra un paese più che una città. Migliorare la viabilità aiuterebbe le persone ad avere piu possibilità di muoversi. Ma è importante anche imparare a camminare di piu, a non pretendere di parcheggiare sempre davanti al posto dove si sta andando. In questo aiuterebbero i trasporti pubblici: i grandi parcheggi dello stadio e del palazzetto, sempre vuoti quando non ci sono manifestazioni, potrebbero essere collegati da una navetta verso il centro, per dire».
Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione e dove invece poteva fare meglio?
«Chi controlla e gestisce una città lo fa subendo pressioni da varie parti. Qualunque decisione prenda, come un arbitro, scontenterà sempre qualcuno. Per questo Le rispondo non rispondendole: non mi sento di dare quest’ultima risposta, perchè non sento di conoscere abbastanaza la realtà in cui si sono mossi e quindi non mi sento in grado di giudicare».
Stefania Radman