Urbani: "Ecco perché mi ricandido"
Non nasconde l’indecisione, ma vuole chiarire i motivi della sua candidatura. “Tutto sommato – scrive a varesenews – sono ancora l’ultimo sindaco del paese».
A parlare è Alfonso Urbani, uno die tre candidati di Brezzo di Bedero che si confronterà alle amministrative del prossimo 5 giugno.
In una riflessione ad alta voce spiega agli elettori il perché vuole proporsi per il paese. «Non nascondo che per un po’ sono stato indeciso. Ero inesperto sei anni fa, all’inizio del mio primo mandato, quello che mi aveva motivato a propormi era il desiderio di fare, di cambiare, di agire. Per il bene di tutti, per il bene del Paese. Dopo le elezioni però ho immediatamente capito che non sarebbe stato cosi, purtroppo. L’impatto con la realtà amministrativa è stato duro. Vivevo complicazioni burocratiche, immobilismo, insabbiature, difficoltà economiche e gestionali. E quindi ho fatto ciò che ho potuto. È vero, lo riconosco, ma vi assicuro è quello che mi è stato concesso».
«Mi ricandido, dicevo, mi sembra doveroso, in fondo sono ancora il Sindaco uscente, prima che l’episodio dello scorso anno portasse il Comune al commissariamento. E trovo giusto che l’ultimo Sindaco si riproponga perlomeno per rispetto di coloro che lo hanno votato per eleggerlo».
«Ma non è questo il motivo principale che mi ha indotto a candidarmi. E’ stata la consapevolezza che non sono riuscito a dimostrare ai miei concittadini ciò che volevo fare, ciò che avrei voluto fare.
Non sono riuscito a instaurare con loro un rapporto di reciproca collaborazione e complicità, come mi auguravo. Non sono riuscito a dimostrare, in quei 5 anni, quello che ero e che volevo essere per loro. Insomma sento, e qualcuno me l’ha anche detto, che non sono riuscito a farmi voler bene. Questo è il mio più grosso rammarico».
«E poi i fatti successivi. Il gruppo precedente che si sfalda, si disgrega. Alcuni rinunciano. Altri si aggregano con la precedente minoranza e poi si dileguano. Mi ritrovo solo, insomma.
E allora bisogna cambiare, penso, bisogna cercare di fare i fatti nonostante tutto. Bisogna soprattutto non ripetere gli errori degli anni precedenti».
«E così il pensiero, innovativo, apolitico direi. Mi ricandido e faccio una nuova lista. Io, metto l’esperienza, gli altri del gruppo saranno supertecnici, anche se poco conosciuti in paese. Non mi interessa. Gente fortissima nel proprio campo, esperta, innovativa, brillante, propositiva. Gente che ci consentirà di fare il salto di qualità. Ma in pratica, non a chiacchiere. Ora basta parlare. Bisogna fare i fatti. Il nostro Paese ora ha bisogno di fatti. Di azioni. E allora ecco la persona con 30 anni di esperienza economica e finanziaria o quella che da trent’anni si occupa di turismo e di commercio. O quella che per venticinque anni ha trattato di sicurezza nelle forze dell’ordine. O quella con ventennale esperienza nelle infrastrutture tecnologiche e in strategie amministrative. O l’altro, da trent’anni gestore di eventi sportivi nazionali e internazionali. E ancora medici e operatori sanitari che per decenni hanno trattato e fatto esperienza nella cura dei malati e degli anziani. E operai, anche operai, che sanno cosa significa la fatica, il lavoro. E giovani, con idee giovani.
Loro, tutti loro, hanno idee brillanti, innovative. E hanno voglia di applicarle, di metterle in atto per il bene del loro Paese e dei loro concittadini».
«E allora sento di aver già vinto. Indipendentemente da come andranno le votazioni. Ho vinto perché avere l’adesione e il sostegno di queste persone per me è motivo di onore e di soddisfazione. Sono persone che stimo e che ammiro, che hanno deciso di affiancarmi in un percorso innovativo e affascinante.
Sono già soddisfatto così. Se ci sarà data la possibilità di amministrare avremo modo di dimostrare quello che ho detto.
Se alle elezioni non vinceremo, non fa niente; troveremo il modo di fare del bene, di dimostrare ciò che siamo e che valiamo anche se non saremo in Comune»