Liste per Cassani: i partiti ci sono, le civiche si organizzano
I partiti sono già pronti ai blocchi di partenza, le civiche ancora sono in attesa di definire esattamente l’assetto: è lo scenario che della coalizione per Andrea Cassani, nei giorni in cui s’inizia la raccolta delle firme. Ogni lista deve presentare un minimo di 16 e un massimo di 24 nomi, vanno raccolte 200 firme (e non è poco, considerato da un lato la disillusione verso la politica e dall’altro il numero di candidature alternative).
I partiti – che di solito hanno una struttura già radicata – hanno pronti i loro nomi. Forza Italia ha anticipato qualche volto durante le sue conferenze stampa (ad esempio questa), Fratelli d’Italia punterà molto sulla componente femminile (vedi qui) e ha anche qualche new entry tra gli indipendenti (vedi qui). E fin qui nessuna novità rilevante.
(nella foto: Cassani con i referenti delle liste presenti fin dalla sua prima presentazione)
Se si guarda alla Lega Nord – che è il partito che esprime il candidato sindaco – c’è una novità importante: nelle file del carroccio (accanto a Soci Ordinari Militanti e simpatizzanti) dovrebbe trovare posto anche qualche nome dei “ferraziani”, gli ex An organizzati da Luca Daniel Ferrazzi, che negli ultimi cinque anni hanno usato il brand Libertà per Gallarate.
I ferraziani – guidati da Franco Liccati – rinuncerebbero al loro simbolo, per diluirsi in altre liste, a partire da quella della Lega (che, forte del nome di Salvini, potrebbe avere uno zoccolo duro tale da garantire un certo numero di consiglieri). Quanti sarebbero gli ex An in lista della Lega? A sentire nelle file del carroccio: uno o due nomi, ma non è detto che gli ex AN non riescano a strappare qualche posto in più.
Fin qui i partiti. Più “liquido” invece è lo stato delle civiche: di certo c’è la corsa di Lega Civica (che ha più o meno una ventina di candidati ad oggi disponibili) e la civica filo-leghista Gente di Gallarate. Diverso invece il discorso per Libertà per Gallarate e Gallarate Onesta, la civica del 2011: a questo punto, l’idea sarebbe di far confluire i nomi in un’unica nuova lista, in grado di mettere insieme vari spezzoni, magari anche nuovi ingressi.
È anche una scelta strategica: si sceglie di puntare su un numero più ridotto di liste, per rafforzare il segnale di unità della coalizione, piuttosto che le specifiche differenze. E qualcuno cita anche il precedente del 2011, quando il centrodestra (quello di marca PdL, che candidava Massimo Bossi) mise in campo una “corazzata” di otto liste che – alla prova dei fatti – non si dimostrarono determinanti per la vittoria. Questa volta invece ci si fermerebbe a sei, tre di partiti e tre civiche.
Roberto Morandi
“Basta partiti” verrebbe da titolare.
La Lega dei “duri e puri” ha delle inclusioni di AN, Fratelli d’Italia ricorre alle donne per riempire le due sedi (ancora in sopita lite?) e le liste (“capacità muscolare” di storica memoria), Forza Italia abbozza senza convinzione dei nomi e proliferano due, tre, quattro liste civiche, che forse correranno con differenti simboli perchè si scelga con una “x” il più bello, in ossequio a una pura operazione di marketing e comunicazione o, peggio, in stand by fino alla fine per raccogliere gli ultimi politici “non collocati” o che non trovano posto e risorse altrove per grattare il “fondo dei voti del barile elettorale”.
O tempi o costumi, dicevano con spregio a Roma. Ma era alla fine dell’Impero.