Fabrizio Golonia, un medico capolista per "spirito di servizio"
Fabrizio Golonia, capolista della Lega Civica, la lista che sostiene il candidato sindaco Stefano Malerba, è un medico e un varesino doc. Nato a Varese nel 1961 e a Varese ho fatto tutto il percorso scolastico, fino all’università: «La facoltà di medicina l’ho frequentata a Pavia, risiedendo in uno dei collegi della città – spiega Golonia – A Varese ho fatto ritorno 1986 dopo la laurea e dopo una bellissima esperienza da ufficiale medico. Dall’89 esercito la professione di medico, con vari ruoli. dal 31 dicembre 93 sono al reparto di medicina interna dell’ospedale di Circolo. Politicamente invece sono un neofita: a parte simpatie e opinioni, sono sempre stato un osservatore dall’esterno. Sono sposato con la stessa moglie dal 1994, e ho figlie, di 15 e 13 anni»
Per quale motivo si è candidato?
«Fino ad ora ero sempre rimasto ai margini, a fare la persona che osserva. Ho deciso di provare, per una volta, a mettermi in gioco direttamente, sapendo che questo rappresentava un sacrificio. Forse il termine “Spirito di servizio” è un po’ abusato, ma mi piacerebbe usarlo: ho voluto dare alle persone la possibilità di decidere se posso tornare utile alla città, anche se non ho completamente la percezione di quello che potrebbe aspettarmi. Un impegno comunque per lo più rivolto al sociale, come la mia professione può fare già capire».
Perchè ha scelto questa lista?
«Perché ho conosciuto le persone che erano candidate con me, che tra l’altro parzialmente erano pure miei pazienti. Quando ci siamo conosciuti meglio mi sono reso conto che erano tutte persone come me, non “politiche”: non mi sentivo perciò un pesce fuor d’acqua. Vivevamo tutti gli stessi entusiasmi, gli stessi dubbi e gli stessi problemi».
Come ci si sente “da Capolista”?
«La sensazione principale è la responasbilita di cui mi sento caricato. Non che questo mi spiaccia, ma è un impegno anche nei confronti delle persone candidate con me. Devo essere presente il piu possibile, stare al loro fianco. Continuando a lavorare lavorare normalmente è anche impegnativo fisicamente, oltre che fonte di responsabilità. ma si sopravvive…»
Qual è la sua idea di politica, come intende l’impegno politico?
«La mia idea politica si rifà al programma della lista, che è ciò che mi ha interessato fin da subito. Elementi fondamentali che ho riconosciuto innanzitutto come persona, per cercare di trovare una strada nella selva dei partiti. I partiti sono tanti, abitati da persone degnissime per carità, ma che ho sempre visto lontani da me. Cercare di trovarmi in mezzo a qualcosa che come singolo mi permettesse di capire come funaiozn, mi ha affascinato. Cosi ci ho provato».
Quali sono i suoi modelli, o i suoi maestri di vita?
«Mi ha colpito il fatto che in un paese apparentemente chiuso come gli Stati Uniti sia stato capace portare alla Casa Bianca un presidente di colore. Mi aveva dato una idea di democrazia, e il fatto che abbia portato avanti un’importante riforma di assistenza sociale è stata una fonte di ispirazione. Un altra figura che mi ha appassionato è stato il Mahatma Gandhi, un omino che aveva sfidato l’impero Inglese per il bene del suo popolo e l’aveva vinto, con la sola forza d’animo. Gli uomini possono fare cose inimmaginabili se si comportano da uomini. Infine, tornando a esempi più locali, mi aveva colpito la nascita del Movimento 5 Stelle: anche se non lo condividevo, mi colpiva la creazione di un sistema di adesione dal basso. Il seguito non è stato rose e fiori, ma ha mostrato come le persone possano fare partire qualcosa dal basso, se lo vogliono».
Da quale città Varese potrebbe prendere spunto?
Varese ha tutta una storia per cui l+potrebbe essere lei fonte di ispirazione. ma io penso che sia una bella addormentata. se devo pensare qualcosa al di fuori mi viene in mente come quel quartiere di Amsterdam che ora attira gli investimenti internazionali, che ha messo tecnologici d’informazione per cittadini. se ce l’han fatta loro possiamo farcela anche noi
Cosa invece non vorrebbe vedere nella sua città?
«Non vorrei piu vedere la paura. Vede, io ho uno studio in via Piave. lascio la macchina parcheggiata ai parcheggi della stazione, e spesso finisco la sera tardi. Una sera, avevo finito di lavorare intorno alle nove e mezza, mentre sto andando verso la macchina una signora mi chiede: “dove sta andando? E’ buio fuori, lo sa che a quest’ora potrebbe essere l’unico bianco in giro per strada?» Gli ho risposto che non c’era d’avere paura, e che se c’era in giro qualcuno di colore aveva probabilmente paura come noi, a stare in una città di cui non conosceva niente e non conosceva nemmeno la lingua. Non bisogna essere paralizzati dalla paura, in una città che sta cambiando profondamente. Varese non lo sa, ma è già una città multiconfessionale, solo che tutti hanno timore di dichiararsi. Anche in questo caso la paura la fa da padrona, e non è giusto».
Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco?
«Ripopolare varese di ragazzi, in qualsiasi modo. I giovani sono la luce: mi creda, visto che lavoro in un ospedale universitario. io che ho 30 anni di esperienza e mestiere quando vedo ragazzi entusiasti vedo la loro luce, che potrebbe dare piu apertura alla città. Il sottobosco delle persone che vivono al buio fa paura, e va reso marginale».
Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione e dove
invece poteva fare meglio?
«La Lega è parttita bene, secondo me: i primi anni ha fatto cose buone per Varese, sarei disonesto a dire il contrario. Poi però, non so come, si è arenata. Forse perchè la monoidea è anche la morte delle idee, e ha causato un progressivo appannamento dell’opera amministrativa. un appannamento che si vede spesso da dettagli piccoli»