Sara Alahy: "Sogno una città che integra e dove le donne possono scegliere"
Sara Alahy è la giovane capolista della lista di Flavio Pandolfo La sinistra per Varese Futura per queste elezioni comunali di Varese. Si descrive così: “Ho 22 anni e a breve ne farò 23. Studio economia e managment all’Università degli Studi dell’Insubria. In realtà per quanto riguarda la politica questa è la mia prima esperienza, mentre in ambito sociale ho sempre cercato di impegnarmi partecipando ad attività di volontariato e ad associazioni studentesche come quella di cui faccio parte adesso che si chiama ‘Le Radici dell’olivo'”.
Per quale motivo ti sei candidata?
Mi sono candidata perché mi sono resa conto che nulla cambia se non ci si impegna per cambiarlo. Noi giovani spesso non veniamo nemmeno considerati nelle scelte che vengono prese per la nostra città, e che in realtà non soddisfano i nostri bisogni. E questo succede perché nessuno pensa di chiedere a noi quello di cui abbiamo bisogno. I giovani hanno perso interesse nella partecipazione alla vita della propria città si sentono sottovalutati ed emarginati e questo li porta ad emigrare in paesi che sappiano valutare e sfruttarne le capacità e le idee.
Rappresenti la seconda generazione di stranieri in Italia e sei studentessa all’Insubria. Pensi che Varese sia una città accogliente e dove poter gettare le basi del proprio futuro o dovrebbe migliorare?
Varese lo era. Purtroppo per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione c’è ancora molto lavoro da fare. Moltissimi giovani sono nati e cresciuti a Varese, studiano e lavorano e contribuiscono alla crescita e allo sviluppo della città. Sviluppo culturale, sociale, economico, intellettuale. Purtroppo però si sentono sempre stranieri perché vengono giudicati non per le proprie capacità o per le potenzialità che hanno ma per la provenienza o per la fede religiosa. Pensiamo ad esempio alle ragazze che non trovano lavoro a causa del velo islamico e anche altre situazioni. Questa è una grande perdita di risorse per la città.
Qual è la tua idea di politica?
Sono convinta che la politica debba essere il legame dei cittadini con la propria città ma purtroppo oggi non è più cosi. I cittadini si sentono distanti dalla sfera politica e sembra quasi siano due cose diverse. Io invece credo che cittadini e politica debbano collaborare al fine di creare le prospettive e le possibilità per un buon futuro nella propria città.
Quali sono i tuoi maestri di vita?
Ci sono molte figure socio-politiche che ammiro, ma devo dire che i miei maestri di vita sono il profeta Mohammed, che ha diffuso l’Islam, e i miei genitori. Se sono la persona che sono lo devo agli insegnamenti del mio profeta e della mia religione e dei miei genitori che hanno saputo spiegarmi che integrazione non significa dover rinunciare ad essere italiana o ad essere marocchina o musulmana, ma anzi che integrazione vuol dire proprio questo, unire due diverse realtà per far di se stessi una persona migliore.
Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco?
Di interventi ce ne sono molti, ma sicuramente un primo intervento dovrebbe riguardare l’interazione tra università, istituzioni e imprese per iniziare a creare una base solida per i progetti che abbiamo in mente di portare avanti e che riguardano tutte le fasce di persone di cui noi facciamo parte: varesini, stranieri, donne, giovani, anziani e lavoratori.
Quali sono i tre settori più importanti su cui agire?
Rapporto università-imprese-istituzioni; creare un rapporto tra l’amministrazione comunale e i cittadini in modo che si possa lavorare sui reali bisogni di tutti i cittadini; utilizzazione degli spazi inutilizzati di Varese per fare fronte agli sprechi e agli eccessi e fare di Varese la città del verde, della cultura, dell’accoglienza e polo di incontro per i cittadini di tutte le età, sessi, orientamenti.
Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione e dove invece poteva fare meglio?
In realtà ci sono tante cose che si devono migliorare; il servizio dei trasporti, la connessione dell’università con la città, spazi di incontro giovanile, politiche di accoglienza, incentivi in ambito lavorativo per neo laureati e neo diplomati, utilizzo di spazi inutilizzati e altro ancora. Per quanto riguarda le politiche che sono state attuate dall’attuale sindaco credo che probabilmente i fondi non erano molti e forse per questo non si è potuto fare molto, ma sicuramente se quel poco fosse stato speso in qualcosa di realmente utile sarebbe stato sicuramente più apprezzato dai cittadini.
Tra “innovazione” e “tradizione” a cosa daresti più spazio?
Io sono l’esempio fatto persona del fatto che innovazione e tradizione non debbano essere obbligatoriamente divisi. Sicuramente non bisogna mai dimenticare le proprie tradizioni perché sono ciò che ci rende quelli che siamo, ma la tradizione da sola non porta a nulla, soprattutto ora che i tempi stanno velocemente cambiando. È necessario sapersi adattare a questi a cambiamenti, cosa che Varese purtroppo fa con molta fatica, questo perché spesso si pensa che lasciando spazio all’innovazione si possa perdere la tradizione. Io vi posso assicuarare che non c’è nulla di più bello ed efficace, e in questo faccio sempre l’esempio degli alberi che cambiano le foglie pur mantenendo sempre le stesse radici, dell’unione tra tradizione e innovazione. Io sono questo tipo di persona.
Chiudono sempre più attività in città. Cosa faresti per contrastare questa situazione?
Sicuramente la crisi economica che ha investito tutto il paese non è una situazione che si può risolvere con poche manovre. Da studentessa di economia come sono posso dire che questo è un argomento delicato e che sicuramente va trattato con molta attenzione, e in questo avrò sicuramente bisogno del confronto e dell’esperienza dei miei colleghi più grandi con cui spero di portare trovare una soluzione che cerchi di almeno di ridurre i danni della crisi sulle attività fondamentali all’economia e alla crescita di Varese.
Cosa non vorresti vedere nella tua città?
Non vorrei vedere giovani che sono costretti ad abbandonare la città perché non soddisfatti, non vorrei vedere giovani di seconda generazione che non possono dimostrare le proprie potenzialità, non vorrei vedere anziani che si sentono messi in disparte o persone che hanno paura di avere figli perché il futuro non promette buoni propositi. Non vorrei vedere donne che sono costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, non vorrei vivere in una città in cui traffico o inquinamento siano ancora un problema rilevante, e soprattutto non vorrei più vedere cittadini che non hanno più alcuna fiducia nella politica e nelle amministrazioni pubbliche.
Se dico “diritti civili” cosa ti viene in mente?
In realtà la mia tesi di maturità riguardava proprio i diritti civili. A me viene in mente il rispetto dei diritti e dei bisogni di tutti i cittadini. Una città in cui le persone vengano valutate dalle proprie capacità e non dal proprio reddito, dalla provenienza, dalla fede, dall’orientamento sessuale, dal genere o dall’età. Una città in cui in quanto cittadini ci venga dato il diritto di vivere la nostra libertà, ovviamente senza violare quella altrui, senza nessun tipo di discriminazione e in cui i nostri bisogni vengano messi in primo piano.
David Mammano