Bortoluzzi: "Varese deve tornare a sorridere"

Andrea Bortoluzzi, 65 anni compiuti il 24 maggio, è un notaio prestato alla politica. Alle elezioni del 5 giugno partecipa come candidato a sostegno di Davide Galimberti. Ha quattro figli e dodici tra nipoti e bisnipoti. Il suo motto è “Varese merita altri occhi e altre energie. Deve tornare a sorridere”.

“Ho per esperienza professionale (video), amministrativa e universitaria una serie di conoscenze e competenze che vorrei mettere al servizio della città. Credo che la mia presenza in Comune potrebbe rappresentare un valore aggiunto. Non è stato un impulso secondario la voglia di sentirmi di nuovo cittadino in una città dove vivo, ma  che mi è stata a lungo estranea visto che faccio il pendolare. Il centro dei miei interessi professionali è a Gallarate”. Quali obiettivi?

“Credo che partecipazione dei cittadini (video) e tutela dei loro diritti stiano al primo posto dei miei interessi. Questo necessita di un grande lavoro sul fronte dello snellimento burocratico delle revisione dei regolamenti, delle procedure. Ma la mia competenza passa dalla materia urbanistica a quella di bilancio, da quella in campo culturale e universitario, a quella dello sport e del tempo libero. Sono una testa pensante che non ha però timore di stare tra la gente e contaminarsi. Vorrei il perseguimento del bene comune, partecipazione ai processi decisionali, trasparenza, il tutto dentro l’involucro della solidarietà, dell’eguaglianza, della promozione dell’uomo. Sono stato e sono un socialista gradualista”. Bortoluzzi ha dei maestri di vita: “Mio padre Beppi, novantotto anni portati splendidamente, e mia madre Luciana, dieci anni di meno e pari grinta, mi hanno dato insegnamenti cardine quali saggezza, cultura, rispetto dell’altro. Mi sono avvicinato alla politica da giovane sotto la guida di Aldo Montoli e Luigi Ambrosoli, cui devo molto. Al primo in termini di operosità generosa e di praticità, al secondo in termini di idealità. Il primo disegnatore meccanico all’Aermacchi, tutto concretezza e precisione, il secondo storico studioso di Carlo Cattaneo con la testa dentro la cultura civile lombarda”.

E su cosa dovrebbe fare il prossimo sindaco dice: ” Revocare certi atti di imperio come le delibere sul Parcheggio della Prima Cappella. E convocare gli stati generali della Città. Siamo arrivati ad un punto tale che Varese non può risollevarsi se non con il contributo di tutte le sue forze vive”.  Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione e dove invece poteva fare meglio? “Mi viene da sorridere: le rotonde. Poteva fare meglio in tutto. Sono sempre stato un Varesino milanese nel senso che credo allo scambio nei due sensi, e Canton Ticino. E dopo anni di chiusura e ripiegamento su se stessi più estesamente contatti con il  mondo. Il mondo non è Piazza Monte Grappa e Corso Matteotti…”. Sul commercio: “Varese è sempre stata una città di fiorenti commerci. Il Corso Matteotti degli anni sessanta poteva competere tranquillamente con Milano. Gli imprenditori vanno sostenuti e va data loro fiducia. Il ricambio generazionale deve essere favorito in termini di incentivazione fiscale e supporto amministrativo. Gli esercizi di vicinato dei rioni possono assolvere una funzione di erogatori di servizi e essere ricompensati in termini economici per l’attività prestata”.

Ma cosa non vorrebbe vedere in città? “Aeroplani infissi nelle rotonde, sporcizia e degrado urbano, feste e mercati folcloristici”.

“I diritti civili è ciò di cui oggi ogni politico dovrebbe occuparsi in via prioritaria. Ma non nel senso di tutelarli, i diritti di ciascuno alla piena realizzazione della sua personalità, ma nell’educare i cittadini a farli valere, a praticarli. Oggi siamo sviliti al rango di consumatori. Valori come eguaglianza e solidarietà sono stati soppiantati da competizione e mercato. Il grande slogan è: facilitare l’acceso al mercato e i diritti vengono dimenticati, diventano meri interessi di parte”.

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