Cosa hanno detto i candidati sindaci nel dibattito al Santuccio

In un teatro Santuccio pieno si confrontano i candidati alle elezioni comunali di Varese. Si parla di sicurezza e del carcere. Conduce il giornalista Francesco Caielli de La Provincia.

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SICUREZZA E CARCERE
Francesco Marcello afferma che “la situazione non è così grave, ma bisogna fare qualcosa con una presenza maggiore della polizia locale. Il carcere andrebbe spostato”.
Paolo Orrigoni afferma che “la sicurezza è uno dei temi principali perché più sentiti da cittadini. Ci vuole un pacchetto sicurezza subito definito. Non tutti i quartieri hanno la stessa percezione, o anche sui bus. Il comune deve fare un coordinamento ed essere propositivo. Vanno coinvolti gli angeli urbani sulla sicurezza nei bus. Si è passati dal 70 all’85% degli agenti nelle strade. Continueremo e sburocratizzare. Arriveranno 70mila euro per la videosorveglianza dalla regione. E stiamo rifacendo l’illuminazione. Sul carcere, se ci fossero i fondi, sarebbe meglio farlo da un’altra parte.
Davide Galimberti sostiene che la sicurezza non ha colore politico. “Quali politiche? Il degrado va combattuto, il migliore antidoto alla criminalità e vivere in città belle, dove i cittadini siano contenti. In particolare nei quartieri. Ci sono realtà dove il bello non si vede. Poche migliaia di euro basterebbero. La politica locale deve pattugliare, voglio che tutti e 90 agenti siano messi sulle strade della città. Tra gli 823 dipendenti, alcuni possono essere trasferiti negli uffici della polizia locale. Ci sono vie della città senza illuminazione pubblica. Oggi la possibilità di costruire un nuovo carcere non c’è. A breve so che arriverà uno stanziamento di fondi per ristruttura e questi carcere”.
Flavio Pandolfo della sinistra interviene: “Se la città è vista come insicura qualche errore nelle politiche del passato c’è stato, soprattutto nel presentare il diverso come pericoloso. Va riqualificata la città per renderla viva, aperta. Ho fatto il militare a Rebibbia, conosco il problema carcere. A Varese è fatto per 53 detenuti, ce ne sono stati fino a 120. Meglio rimanga in città, perchè non è realistico portarlo fuori, ma chiedendo fondi al ministero”.
Per Stefano Malerba la sicurezza ha due aspetti, prevenzione e repressione: “La prima va realizzata insieme alla solidarietà. Si attua con la scuola e lo sport creando una cultura della legalità. Dobbiamo eliminare i luoghi fattore di delinquenza. I gradoni in piazza Repubblica è stat giusto eliminarli. Proponiamo un presidio fisso in piazza Repubblica e un tavolo permanente coi quartieri, il foglio di via agli accattoni, più agenti sulle strade. Ma rimane fondamentale che il comune faccia lavoro di prevenzione. Il carcere non lo vorrei nè davanti a una scuola e nemmeno in città.

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FAMIGLIA E GAY PRIDE

Marcello: “La famiglia è il nostro primo punto. Vogliamo cose concrete e una è dare i trasporti gratuiti ai cittadini. Non sono d’accordo con il gay Pride”.
Orrigoni: “Vorrei portare duemila nuove famiglie a Varese. Occorre attivare servizi perché la città diventi attrattiva per queste. Un punto centrale potrà essere lo sport. Non darei nessun patrocinio a manifestazioni provocatorie come il gay Pride”.
Galimberti: “Le persone e le famiglie devono esser al centro dell’attività dell’amministrazione. Realizzeremo il piano regolatore del sociale così da avere una effettiva mappatura che permetta di fare sistema. La seconda azione sarà un bilancio di genere. Varese è una città moderna e non deve avere alcuno scrupolo nel dare il patrocinio al gay Pride”.
Pandolfo: “Per la famiglia è fondamentale rivedere i tempi della vita di tutti e soprattutto della donna. Attivare un piano di edilizia economica e popolare e aumentare la spesa sociale. Concederei il patrocinio. Dobbiamo rendere normale la rivendicazione dei diritti”.
Malerba: “L’alloggio è il primo aspetto per aiutare le giovani coppie. Bisogna pensare anche agli anziani, e noi abbiamo in previsione un reddito integrativo per loro. Vanno previsti servizi per i giovani. Il gay Pride va bene ma non deve disturbare l’altrui amore”.
URBANISTICA E NUOVO STADIO
Marcello: “Vengo dal Varese calcio e oggi la prima cosa da fare è pensare alle famiglie. Il turismo è un elemento centrale. Ben venga uno stadio più capiente ma prima va pensata la viabilità”.
Orrigoni: “L’urbanistica è un elemento di spinta economica ma va rigenerato il tessuto senza consumare suolo. Vanno fatti dei patti tra i vari soggetti perché si intervenga anche in modo innovativo. Serve un modello partecipativo che coinvolga gli addetti ai lavori. Serve poi la certezza dei tempi e la misurazione dell’efficacia. Occorrono investimenti anche privati per gli impianti sportivi. Lo stadio di un nuovo stadio va bene ma senza speculazioni”.
Galimberti: “Le riqualificazioni vanno fatte e non dichiarate. Serve un tema di pianificazione territoriale. Dobbiamo guardare la città per come sarà tra quindici anni. Va rivista tutta la zona delle stazioni soprattutto in vista dell’attivazione dell’Arcisate Stabio. Non dobbiamo pensare ai grattacieli ma ad interventi compatibili con la nostra realtà. Altro ambiente da sistemare è l’ingresso della città dall’autostrada. Sullo stadio dobbiamo fare i conti con la realtà e oggi basta una riqualificazione”.
Pandolfo: “Non ci possiamo permettere un nuovo stadio. I privati non avrebbero interesse e i soldi pubblici non possono esser impiegati per questo. Il Pgt prevede una tale volumetria da permettere novemila abitazioni. Ce ne sono già tante disabitate. Dobbiamo rivedere quel piano perché prevede troppa edificazione. Vanno fatti interventi diffusi che oltretutto porterebbero anche lavoro sul territorio”.
Malerba: “Lo stadio va rivisto all’interno del comparto comprendendo anche il palazzetto. Devono farlo i privati. Per gli impianti sportivi va creata una agenzia specifica. Per L’urbanistica dobbiamo uscire dal villaggio di Asterix. Vogliamo un nuovo Pgt che dia più opportunità di sviluppo alla città”.
DISABILITÀ
Marcello: “La dimensione peggiore è quella per i cittadini di sentirsi esclusi”.
Orrigoni: “I temi della disabilità sono tanti e non è semplice dare delle risposte. Varese ha delle risorse radicate ed efficaci. Mi pongo con umiltà di fronte a queste”.
Galimberti: “Il tema della disabilità va affrontato mettendo in atto un percorso di integrazione. Dobbiamo lavorare per garantire la maggiore autonomia alle persone disabili anche attraverso interventi semplici”.
Pandolfo: “Il disabile deve potersi sentire incluso e questo dipende dall’educazione. Ognuno è differente. Il comune può fare ed esiste una legge regionale che fissa criteri. Dobbiamo rendere accessibile il trasporto pubblico”.
Malerba: “Ci sono diverse disabilità e dobbiamo creare un ufficio che si occupi quotidianamente di volontariato e di sport e questo aiuterebbe molto”.

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