"Non chiamatelo gattile". Gattaland si racconta

Negli anni sono tante le iniziative portate avanti per salvare i cani e provvedere ai loro bisogni. Ma per i gatti? A Madonna in Campagna è stata realizzata un’area verde attrezzata per il loro benessere: stiamo parlando del parco felino Gattaland, e «Non chiamatelo gattile!», dicono i volontari.

Un’area verde su cui sorgono diverse casette di legno, delimitate o meno, ognuna con la sua funzione: quelle dove si trovano i nuovi arrivati che devono ancora ambientarsi, le casette “dormitorio”, quelle per la degenza dei gatti che hanno subito interventi, e così via. Sono tutte attrezzate con un impianto di climatizzazione per l’inverno e per l’estate. Accanto al parco, inoltre, si trova un bosco al quale i gatti hanno libero accesso.

gattaland-cucceFacciamo un passo indietro e torniamo alle origini. Come nasce questa oasi felina? «Nel 2006 – racconta Francesco Faragò – il Comune stava iniziando i lavori di ristrutturazione dell’ex cotonificio Cantoni per spostare l’Istituto Falcone. Sorse però un problema: nell’area Cantoni abbandonata viveva una colonia di gatti, ce n’erano a centinaia. Il Comune inizialmente voleva ripetere quanto successo nel 2005 quando in via Matteotti, nel quartiere dinanzi all’ex Cantoni, le ruspe demolirono un edificio con decine di gatti dentro». La legge nazionale 281/91 e la legge regionale 33/2009 tutelano le colonie di gatti, vietando di allontanarle dal loro habitat, qualunque esso sia; i gatti vanno lasciati liberi e il loro spostamento deve avvenire solo in caso di necessità.

«Al momento abbiamo preso tutti i gatti, li abbiamo sterilizzati e li abbiamo portati momentaneamente all’aeronautica militare, dove c’era un grosso campo da tennis (ne avevamo parlato qui). Ci hanno dato un grosso aiuto. Tuttavia, si trattava di una soluzione temporanea, con tutte le limitazioni che il trovarsi in un’area militare comporta: i volontari potevano accedere solo in determinate fasce orarie, potevano entrare solo a due a due e così via».

«Andammo avanti così finché proposi al Comune: “Se mi date in comodato d’uso gratuito il terreno dove ora sorge il parco felino (una volta era un boschetto abbandonato dove si trovava una discarica a cielo aperto: auto rubate, siringhe e immondizia erano all’ordine del giorno), io vi porto i gatti della colonia dall’aeronautica militare”. In questo terreno era presente un’altra colonia felina: si trattava solo di accorpare le due».

«Il Comune ha accettato e ci ha guadagnato il recupero del terreno e la creazione di una struttura di riferimento sia per la cittadinanza sia per l’amministrazione.  Il parco è un’area verde attrezzata affinché i gatti vivano liberi, come prevede la legge. Il Comune paga luce, acqua e spazzatura; noi in cambio curiamo i gatti. In ragione delle leggi sopracitate il comune potrebbe sempre avere bisogno di dover spostare una colonia felina, così ha il posto dove metterla».

gattaland-muroGattaland è stato recentemente definito da un’etologa un “posto tecnicamente perfetto” per i gatti. Periodicamente vengono organizzate feste, «Stiamo avviando varie collaborazioni – spiega Francesco – sono venuti a trovarci scolaresche, gruppi di ragazzi disabili e poi, nel finesettimana, chiunque voglia, siamo aperti a tutti».

Gattaland è aperto dal 2009. In sette anni sono state tantissime le adozioni, oggi il parco conta circa 80 gatti. «All’inizio abbiamo avuto problemi con il vicinato, a causa di alcuni pregiudizi nei confronti dei gatti, generati anche da un po’ di disinformazione; minacciavano me e gli altri volontari perché sostenevano che i gatti portassero malattie e graffiassero le macchine »

Il rapporto con l’amministrazione è stato segnato da luci e ombre, ma oggi è positivo: «Eravamo in battaglia con il consigliere (allora di circoscrizione, ndr) del Partito Democratico Domenico del Bene. Il vicesindaco di destra Paolo Caravati era a favore del parco felino, mentre la sinistra ne ostacolava la costruzione (ne avevamo parlato qui, ndr). Ci dissero anche che avevamo tolto l’area verde per i bambini, quando abbiamo dovuto bonificare tutta la zona a causa della situazione che avevamo trovato. Poi, all’inaugurazione i primi che ci davano contro erano in prima fila. Adesso sono 5 anni che andiamo d’amore e d’accordo»

«Vorremmo organizzare sedute di pet therapy, ma per organizzarle come si deve abbiamo bisogno di tempo. A settembre il sindaco di Somma Lombardo è venuto a trovarci per replicare il nostro sistema nel suo comune. Gattaland è una storia unica: da un problema siamo riusciti a ricavare un’opportunità». Un vero successo.

 Camilla Malacarne

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Una risposta a “"Non chiamatelo gattile". Gattaland si racconta

  1. Dino Lucinio

    Abito difronte a Gattaland e condivo il contenuto di questo articolo. Inizialmente ero scettico (mia ignoranza). Ma visto come è mantenuto il gattile, credo che ci siamo salvati dall’avere un bosco degradato e sporco difronte a casa.

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