I sindaci del Pd: “Galimberti manchi solo tu”
Il Pd che governa: nella Repubblica a Roma, e nelle città in Lombardia: in quasi tutti i capoluoghi. E chi l’avrebbe mai detto, che in terra di signoria leghista, dove un tempo il forzaleghismo era cultura e maggioranza, dove il verde e azzurro davano il ritmo alla speranza di modernizzazione, oggi esistano quasi solo sindaci riformisti e di centrosinistra, da Pisapia in giù. Anzi, in su, se è vero che la fascia pedemontana dei sindaci lombardi è sempre più saldamente nelle mani dei renziani, e un ex imprenditore della tv come Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, oggi sia il più noto tra una classe dirigente e amministrativa che vede il Pd lombardo guidato dal varesino Alessandro Alfieri come la più organizzata forza di governo del territorio.
“Siamo già in 11, regalateci il dodicesimo e votate Davide Galimberti”. Lo dice proprio Giorgio Gori come termine della serata, lo slogan forse che meglio rappresenta questa prova di forza che il Pd lombardo ha voluto mercoledì al De Filippi di Varese. L’appuntamento è stato interessante e ha mostrato innanzitutto almeno due fuoriclasse tra i 7 sindaci arrivati a sostenere Davide Galimberti: Giorgio Gori non si discute, entrato in punta di piedi in un Pd che lo vedeva come una corpo estraneo perché aveva lavorato con Berlusconi a Canale 5, oggi è apparso come un manager della politica solido, chiaro nel messaggio e appassionato nel ruolo di sindaco a Bergamo, tanto da poter ambire a un futuro al governo. Al tavolo con lui, Alessandro Alfieri, un altro varesino con ambizioni importanti, almeno per la sua possibile candidatura da presidente della Regione Lombardia nel 2018, ma anche il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti (non è parente) è stato efficace con il suo racconto di Cremona, della liuteria esportata in Cina, della difesa della piccola e media impresa , la tradizione artigiana e la manifattura della zona padana.
Interessante inoltre come ogni sindaco abbia centrato il discorso sulle peculiarità che vedono l’amministrazione locale cercare di sviluppare il territorio. “In tempi di patto di stabilità, quando mancano le risorse, diventano importatissime le idee per reperire queste risorse e governare una società sempre più complessa, dove il pubblico deve entrare in rete con il privato e il no profit, e diventare sempre più creativo” ha ammonito Giorgio Gori.
Galimberti si troverà, qualora venisse eletto, in rete soprattutto con la fascia pedemontana dei sindaci. Mario Lucini di Como ha raccontato come la città stia cercando di divenire davvero turistica, Virginio Brivio sindaco di Lecco è invece un pioniere del welfare, mentre a Pavia Massimo Depaoli ha sconfitto il sindaco forzista Cattaneo con le politiche ambientali e di vivibilità. Simone Uggetti di Lodi sta sviluppando l’eccellenza del Parco tecnologico padano con la facoltò di veterinaria, mentre il sindaco di Monza Roberto Scanagatti ha ridato centralità alla villa reale.
Gori ha sottolineato come la sua campagna elettorale fosse improntata su uno slogan che intendeva ridare fiducia nel cambiamento, mentre il sindaco uscente aveva solo galleggiato.
Per Galimberti una ventata di fiducia. Il suo messaggio è simile a quello di Bergamo: “Varese riparte davvero” e i suoi slogan dicono in fondo proprio questo: “Bisogna cominciare a fare qualcosa a Varese, dopo venti anni di immobilismo”.