“Lascio una scrivania in ordine, pulita e coi conti a posto”
«Certo che mi dispiace non ricandidarmi, ho vissuto un ottimo rapporto coi cittadini per cinque anni, ma non posso affrontare ancora tutto questo». Loris Bonfanti è il sindaco di Caronno Pertusella dal 2011, eletto con la lista “Unione di centrosinistra”, sostenuta da Partito democratico e rappresentanti civici, tra cui lo stesso primo cittadino, che non ha mai avuto tessere di partito.
Ha scelto di non ricandidarsi, purtroppo costretto da una situazione di salute che nel 2015 lo ha molto debilitato e culminata con un infarto. È rimasto al suo posto per terminare quello che aveva iniziato, ma è costretto a non proseguire questa avventura. Nonostante ciò è molto soddisfatto di quanto ha fatto: «Questa squadra è stata una giunta molto nuova, giovane. Avevo scelto quasi tutte persone che non hanno mai fatto esperienza amministrativa, tranne Marco Giudici. Questo perché la gente doveva avere un segnale diverso da quello che era stato prima. Tutto a Caronno era sempre stato molto litigioso».
Invece…
«Nonostante ci dessero per sconfitti dall’inizio, in questi cinque anni siamo stati uniti, anche se ci siamo beccati gli anni peggiori come ristrettezze economiche. Se ne parlava nel 2009 di allargare le maglie del patto di stabilità ma non è cambiato nulla, anzi, dal governo Monti in poi, sono state rese più strette. Eppure siamo riusciti ad andare avanti e mettere in banca sette milioni di euro, anche se non li possiamo spendere».
Caronno è un paese che in meno di 15 anni è passato da 12mila a 18mila abitanti. Cosa ha comportato questo?
«Chi ci ha preceduto ha fatto crescere a dismisura il paese senza poter far crescere i servizi. Renzi ci ha permesso di non considerare nel patto alcune cifre, per questo stiamo ampliando la scuola elementare, che è un servizio indispensabile. Inoltre, Oggi abbiamo ancora 800 appartamenti vuoti. Se non ci fosse stata la crisi avremmo potuto avere già 21mila abitanti. Oggi siamo a 18mila, mentre fino all’inizio del 2000 era circa 12mila. Questo ha comportato un’intensa attività nel sociale: mi son trovato a ricevere una decina di persone al giorno che avevano bisogno: imprenditori ma anche privati che non riuscivano a pagare mutui o affitti. È tanta la gente qui a Caronno che non arriva a fine mese».
Quale sarà la sfida più grande che dovrà affrontare il prossimo sindaco?
«La sfida più grande per il prossimo sindaco sarà quella di gestire questa situazione con calma: oggi è il momento che ti devi sedere, devi fare squadra coi funzionari e cercare di andare avanti. Le grandi opere ormai sono impensabili. La vera grande opera, come dice la Boldrini, sarà di affrontare le periferie. Siamo la città sopra i 10mila abitanti che ha mantenuto le tasse più basse in provincia di Varese. Lascio i conti del comune a posto. ma non solo: nel 2017 dovremmo cedere la Cps, la società che gestisce le reti del gas comunale e verrà presa da un gestore unico, chiamato Atem. Lascio qui sette milioni che potranno essere spendibili per Caronno. Mi dispiace anche dover andar via pensando che magari potrebbero arrivare momenti migliori».
Fiore all’occhiello di questi anni di governo?
«Oltre al programma che abbiamo cercato di portare avanti, sono orgoglioso di essere stato vicino ai miei cittadini. Credo che uscirò di qui e andrò in giro a testa alta. Sulle cose più pratiche posso dire che abbiamo gestito le tasse al minimo possibile, era inutile far pagare ai cittadini qualcosa che non riescono a pagare, avendo già tasse elevate. E l’ufficio tributi e programmazione economica del Comune ha fatto i miracoli su questo».
Lei non è iscritto a nessun partito: Caronno è stato uno dei primi Comuni a far emergere l’anima civica…
«Politicamente non credo che saranno anni molto diversi da questi. Siamo stati i primi a far emergere la volontà civica: quando mi sono candidato volevo fare davvero qualcosa per il mio paese. Facendo giornali comunali in passato, ho visto che tante cose si facevano altrove ma non a Caronno. Allora mi son proposto di fare il primo cittadino per portare i bisogni di cittadini. Oggi invece è diverso, sei seduto su questa sedie ad aspettare disposizioni di Roma. È triste. Spero che arrivino presto i nomi di chi si candiderà. Non mi piace rimanere in una situazione di incertezza per il futuro. Non sono un politico e vedo il comune come il coordinatore di tutte le attività che girano sul paese. Dai rapporti con la Chiesa alle aziende del territorio».
«La vivo con serenità. Ho conosciuto meglio la gente della mia città e sono riuscito a dare una sorta di equilibrio e tranquillità. Ho sempre dato ascolto ai miei cittadini: quando ho potuto ho dato delle risposte, soprattutto a chi era in difficoltà. Cero che mi dispiace, ma devo pensare alla mia salute, tra l’infarto e il diabete, non posso permettermi lo stress che c’è stato di questi anni. Adesso voglio uscire con la scrivania pulita, come si suol dire».