Chicco Colombo, candidato artista: "A Varese serve una mappa dei bisogni dei bambini"
Chicco Colombo è certamente un volto noto di Varese: da quarant’anni lavora nel campo della cultura e promuove numerose iniziative per i bambini. A questa tornata elettorale è candidato con la lista del movimento civico Varese 2.0 di Daniele Zanzi e dice: “La città di Varese deve ripartire dall’ascolto dei bisogni dei bambini”
Per quale motivo ti sei candidato?
Perché credo che la mia esperienza in campo teatrale e educativo, le mie competenze legate alla cultura infantile possano essere di utilità alla mia città natale, dove sono nato e cresciuto e dove molto ho lavorato. In questa città c’è il bisogno di occuparsi dei bambini, futuri cittadini. Devo rendere ai bambini quello che mi hanno dato partecipando al mio lavoro.
Qual è la tua idea di politica?
È un’idea molto concreta fatta di uomini e donne con esperienza e competenze che cercano di dare al proprio territorio e alla propria gente soluzioni migliori per vivere e stare bene. In questo senso mi piace Galimberti perché pone l’ascolto alla base della politica e lo traduce in soluzioni. Ma politica è anche conoscere insieme per risolvere insieme. In questi anni abbiamo molto delegato lasciando una distanza feroce tra cittadini e amministrazione. Una politica nuova vuol dire tornare ad ascoltare.
Quali sono i tuoi maestri di vita?
Non sono molti. Li dico in ordine sparso: Pierluigi Telamoni figlio di Giuseppe, drammaturgo, pittore e poeta, mi ha insegnato a disegnare, vedere le cose e osservarle con spirito creativo. Un altro maestro fondamentale è Carlo Formigoni, mi ha insegnato la difficile arte del teatro e mi ha fatto capire che il teatro è un mezzo per riflettere su di sé e sulla società non solo per parlare del bello. Ho lavorato con lui negli anni 70. E poi ancora Otello Sarzi, grande burattinaio.
Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco?
Il primo intervento è spostare la biblioteca da portici di via Cairoli in un bel parco aperto dove tutti possano utilizzarlo. Il più urgente invece è la mappa dei bisogni dei bambini nella città di Varese. Se non cominciamo a cambiare la mentalità dei varesini, governeremo cinque anni e poi cadremo perché Varese è vittima di una mentalità stretta di vedute. Occorre quindi realizzare un progetto organico completo, vasto e potente sui bambini, che devono avere nuovo atteggiamento rispetto ai luoghi e alle relazioni umani
Quali sono i tre settori più importanti su cui agire a Varese?
I bambini, la macchina amministrativa comunale, una macchina forte a cui va fatto un tagliando. E poi avendo girato con Davide Galimberti per i quartieri sono convinto che se riportiamo nei quartieri un barlume di vita sociale di qualità riusciremo a riabituare gli abitanti alla cittadinanza attiva. Ho negli occhi il mio centro storico di Sant’Ambrogio che oggi è ridotto a uno schifo. Ricostruiamo i quartieri.
Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione e dove invece poteva fare meglio?
Non mi piace essere distruttivo: di cose buone sono state fatte. Nessuna brilla ma ad esempio la funicolare del Sacro Monte è molto bella e c’è voluto coraggio; c’è stata grande attenzione ma non sono stati capaci di farla funzionare in modo ottimale. Sul turismo è stato fatto molto poco. Sono state fatte cose dignitose soprattutto ai primi tempi della Lega quando non aveva quadri ma si basava sulle persone. È stata fatta anche qualche cosa negativa e penso agli scarsi finanziamenti all’iniziativa Tra il Sacro e il Sacro Monte. Il vero grosso fallimento è quello dell’identità: questa amministrazione non ha saputo lavorare sull’identità. Su questo passaggio è tornato anche il sindaco di Firenze Dario Nardella in visita a Varese e spero che Galimberti prenda esempio.
Tra “innovazione” e “tradizione” a cosa daresti più spazio?
Decisamente all’innovazione. Servono un sacco di idee nuove in ogni settore della nostra vita. La tradizione è buona cosa se intendiamo le testimonianze che ci aiutano a capire chi siamo e da dove veniamo. Sui quartieri bisogna essere molto innovativi. E poi occorre dare una svolta sensata a questa attitudine sportiva della Provincia e della Regione. Lo sport è pensato solo in modo competitivo. Occorrerà pensare a un organo straordinario che vada a studiare l’innovazione in tutti settori.
Chiudono sempre più attività in città. Cosa faresti per contrastare questa situazione?
Penso alla cultura e all’educazione quali elementi formativi di una nuova mentalità ma anche come un processo che guarda all’aspetto economico e business. Ho in mente un’iniziativa sul modello di Mantova che con il festival Semi d’Infanzia in modo innovativo va a fare un focus pedagogico che crea sinergia, economia e posti di lavoro. Fontana sei anni fa mi propose un progetto di sistemazione dei progetti teatrali dal costo di 6 milioni di euro, molto articolato che sarebbe poi confluito nella casa del teatro e coinvolgeva tutti i quartieri razionalizzando l’esistente. Il mio obiettivo era e rimane un istituto internazionale delle arti e delle discipline artistiche. Abbiamo almeno 10 scuole teatrali ma nessuna era in grado di formare un attore professionista.
Cosa non vorresti vedere nella tua città?
Una statua del Morandini al posto dell’abete di piazza Monte Grappa e un museo in via Staurenghi. Non mi piace una presenza così pesante con la città. In quella piazza lì lascerei un pino perché è brancata dalle automobili. Non vorrei vedere più la Lega e ma soprattutto che le belle cose messe in gioco si arenino contro una macchina municipale lenta o contro gli antagonisti.
Se dico “diritti civili” cosa ti viene in mente?
Sono una persona che crede che ogni individuo deve avere il massimo della libertà senza danneggiare la libertà altrui. In un momento di grande crisi di valori credo che i diritti civili vadano estesi in tutti gli ambiti ancora di più.
David Mammano