Ecco come Galimberti ha conquistato i moderati

La battuta dell’ex sindaco Fontana è di 3 mesi fa, ma oggi la si può capire fino in fondo: “Galimberti ha chiamato tutti i miei amici e gli ha chiesto di candidarsi con lui. Solo mia moglie è rimasta fuori. Forse…”.

Davide aveva capito tutto, semplicemente perché aveva parlato con tutti a Varese. Girando per i quartieri, entrando nelle case, partecipando a migliaia di incontri. Se nella vita vince chi si alza prima la mattina, ecco il vincitore: Davide Galimberti che scrive le delibere alle 4 di notte. Davide Galimberti che ha sentito il polso della città prima di ogni altro, a dicembre, quando disse che si poteva vincere perché Varese voleva voltare pagina.

“Me lo aspettavo”

Questa notte è spossato e ancora emozionato per la vittoria elettorale. Si siede sui gradoni del chiostro di Sant’Antonino, la tana del centrosinistra in questi mesi di campagna, e fa una confessione. “Quando mi sono candidato alle primarie, un anno fa, ho pensato che sarebbe finita così”. La faccia è quella da bravo ragazzo di sempre, ma la frase, detta quasi a bassa voce, rivela tutta la determinazione di questo avvocato di 40 anni.

vittoria davide galimberti

(La passeggiata nella notte in Corso Matteotti con i supporters)

Le primarie

Ci siamo accorti di lui a dicembre quando tutti davano per vincente Daniele Marantelli e invece Galimberti aveva già messo in campo una macchina organizzativa e tanti volontari pronti a portarlo fino a Palazzo Estense.
La sua corsa è iniziata però a giugno di un anno fa. Daniele Marantelli convocò una conferenza stampa alla festa della Schiranna e rivelò ai giornalisti che il segretario cittadino del Pd non lo voleva come candidato sindaco perché aveva pensato a una figura più giovane. “Ero in spiaggia a Nizza – racconta Luca Paris, il segretario cittadino in questione – quando i giornalisti mi telefonarono e subito dopo mi arrivarono decine di messaggi”. Paris se la vide brutta ma ora è seduto accanto a Galimberti, e parla a bassa voce per stemperare le emozioni.

La stampa rimase stupita che il Pd volesse mettere da parte Marantelli. Arrivarono poi le primarie del 13 dicembre e Marantelli scese in campo. Quasi tutti noi, sbagliando, pensammo che la corsa di questo giovane avvocato che fino a un anno fa lavorava a Milano e che non avevamo mai visto in consiglio comunale, fosse finita lì. E invece il Pd cittadino lo sostenne e Galimberti il 13 dicembre vinse.

I moderati e la sua grinta

Lo incontrammo diverse volte per capire quale fosse il suo segreto, ma capimmo una cosa: Galimberti aveva una capacità di lavoro, una pazienza e una moderazione infinite. Non correva per fare testimonianza, correva per vincere. Ma non solo. Sapeva fare un lavoro politico di fino e incassò l’appoggio pieno di Alessandro Alfieri, il segretario regionale che gli ha portato Matteo Renzi a Varese.  Dopo le primarie vittoriose passò tre mesi a ricomporre i dissidi dentro il Pd e a rimarginare le ferite. Non fece accordi con la sinistra radicale e la lasciò andare da sola alla deriva. Quando si candidò Paolo Orrigoni ci rispose tranquillo che era un candidato più adatto al centrosinistra e che Stefano Malerba sarebbe stata una bestia peggiore perché più simile al profilo dell’elettorato leghista. Aveva ragione lui, ancora una volta.

vittoria davide galimberti

(Un selfie nella notte con il suo staff)

Ci ha sempre creduto

Davide non ha mai avuto dubbi che avrebbe potuto farcela. E se li ha avuti, li confessati solo alla moglie e al prete ma non l’ha mai lasciato trasparire. Dopo il primo turno, tra i sostenitori del centrosinistra c’è stato un momento difficile, ci si aspettava di più e subito. Ma il candidato non ha vacillato neanche in quella occasione. Aveva un’idea precisa in testa, 1820 voti erano recuperabili.

Il patto coi moderati 

Galimberti ha fatto un’offerta precisa: cambiamo, partecipiamo di più. Ha dato alla gente un volto rassicurante di cui fidarsi. Ha vinto al centro. “E’ tre mesi che mi dice che bisogna praticare la moderazione” dice quasi sfinito un giovane del Pd. E’ sornione Galimberti. Quando arrivò in parlamento la legge sulle unioni civili disse che la coppia per lui è quella sancita dalla costituzione. A un pranzo in cui gli chiedemmo come mai questa prudenza, rispose: “Se vogliamo vincere a Varese, dobbiamo rispettare la sensibilità di quell’elettorato”. Ma ci vollero almeno cinque domande per tirarglielo fuori.
I moderati, i moderati di Varese che da due anni avevano cominciato a guardare alla rivoluzione antilega dei borghesi di Varese 2.0. quelli che si opponevano al taglio del parco di Giubiano e che hanno bloccato un parcheggio davanti alle belle ville della Prima Cappella. Galimberti ha toccato prima il cuore di quel mondo. “Ma oggi non solo – aggiunge – se guardate i dati del ballottaggio scoprirete che abbiamo fatto anche un buon risultato nei quartieri popolari”.

Aveva ragione lui, anche quando disse che molta gente che non credeva nella vittoria non aveva votato al primo turno, ma sarebbe tornata al secondo.  “Mi sono reso conto in questi mesi che la Lega aveva perso il contatto con la città – sussurra mentre riflette ad alta voce alle 3 di mattina al chiostro di Sant’Antonino – e che tanta gente esclusa nel tempo dalle decisioni e dalla partecipazione aveva bisogno di una sponda per votare per il cambiamento”. Ha costruito una lista civicacoinvolgendo molte persone che un tempo erano dall’altra parte della barricata. Il sindaco uscente Attilio Fontana rimase sinceramente stupito quando vide, tre mesi fa, alcuni ex di centrodestra in zona Galimberti. Ma la risposta di una signora impegnata della Varese bene fu bruciante e sarebbe da promemoria per capire come vota una città: “Cosa faccio con Galimberti? Mi ha chiesto di candidarmi con lui, voi invece non me l’avete mai chiesto”.

 

Roberto Rotondo

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