Giuseppe Franzi: “Quasi mezzo secolo in Comune, ma sono pronto a continuare”
Per Giuseppe Franzi, sindaco uscente di Saltrio, il Comune è praticamente una seconda casa.
Era il 1972 quando ci entrò per la prima volta; da allora sono passati quasi 45 anni, ha fatto cinque legislature da sindaco e quattro da vicesindaco, ma spera di poter continuare.
In questi giorni conclude il suo mandato, ma è già pronto ad un nuovo giro, dato che è nella lista “Indipendenti Saltrio, che candida nel ruolo di primo cittadino il suo vice e assessore alla cultura Maurizio Zanuso.
“Anche se sono in pensione – dice Franzi – Ma potrebbe essere un buon modo per stare fuori da casa ed essere attivo”.
Franzi si augura che la sua lista vinca, ma intanto tira le somme di una carriera politico-amministrativa da record: “In questi anni è cambiato il paese. Nel 1972 non c’era niente, nemmeno il Comune, eravamo in affitto. Adesso Saltrio è un paese che ha soddisfatto tutte le sue necessità. Anche troppo, se pensiamo che una piscina come la nostra non ce l’ha nessuno nei comuni delle nostre dimensioni”.
“Lascio un comune a posto, con opere importanti portate a termine come il recupero di Palazzo Marinoni del 1500 che stava cadendo a pezzi e oggi è un luogo per la comunità, o la vendita della Colonia Luraschi. Abbiamo fatto tanti lavori, sistemato e abbellito il paese e certo ha influito anche avere a disposizione i ristorni dei frontalieri. Nelle casse comunali ci sono soldi, non possiamo spenderli ma li abbiamo e speriamo che non ce li portino via. Insomma lasciamo tutto a posto”.
Un rimpianto, però, Franzi ce l’ha: “Uno solo ma ce l’ho, ed è l’Albergo Milano che l’Amministrazione prima di noi non ha acquisito. Poteva diventare un bellissimo parco in centro paese, e invece oggi non c’è più, ci hanno costruito delle villette”.
Anche da un punto di vista sociale, Franzi si sente sereno: “Saltrio è un paese dove si vive bene, è tranquillo, non abbiamo problemi nemmeno con l’immigrazione, è tutta gente che non dà problemi. Il nostro è davvero un paese senza tensioni, con molte associazioni attive che aggregano e si rendono utili. Economicamente dipendiamo dalla Svizzera, dato che il 70% della forza lavoro è costituita da frontalieri, ma ci sono ancora alcune reltà economiche, locali pubblici e qualche negozio. Quello che serve nel nostro paese per vivere bene”.