"La sicurezza è un diritto della cittadinanza"
«Dobbiamo avere grande lucidità sul tema della sicurezza, ma anche riguardo alla paura, all’insicurezza e alla percezione di insicurezza, quattro elementi distinti», così ha esordito Emanuele Fiano, parlamentare responsabile nazionale del Partito Democratico con delega alle Riforme nella segreteria di Matteo Renzi, a Gallarate per parlare di sicurezza.
«Occorre innanzitutto distinguere la paura dalla percezione di insicurezza. Esiste nel nostro paese un sentimento diffuso di paura, che riguarda l’Occidente in generale in questo momento. Un sentimento di paura condito dall’incertezza per la precarietà del posto lavoro, dall’incertezza per la pensione, per il futuro dei nostri figli e per i nostri genitori. Poi esiste un sentimento diffuso di percezione di insicurezza, diverso dalla paura. La paura è più legata a una questione specifica come può essere per esempio il terrorismo. La percezione di insicurezza è invece qualcosa di più generico, riguarda il 65-70% della popolazione in determinati momenti della vita quotidiana».
Ma come si può lavorare per favorire il senso di sicurezza del territorio e delle persone? «Se ne può parlare secondo punti di vista diversi. Secondo me occorre riconoscere il problema e dare una soluzione, non esaltarlo come fanno altri. Tra gli anni ‘90 e i primi anni ‘2000 chi ha parlato di sicurezza ha sempre poi fatto il contrario di quanto affermato. Negli anni clou del governo Berlusconi e poi con Monti e Maroni, sono stati tagliati 4 miliardi destinati ai comparti della sicurezza e del soccorso pubblico, e da questo derivano alcune situazioni che viviamo oggi, per esempio un organico delle forze dell’ordine inadeguato alle effettive necessità. Nel 2009 abbiamo ripristinato i fondi per la sicurezza, investendo altri 2 miliardi in più circa. Tuttavia, gli investimenti non sono sufficienti: è necessaria una nuova concezione di sicurezza».
«In Italia ci sono 37 funzioni delegate alle forze dell’ordine, spalmate su 9 corpi dello stato e uno privato. Questo nel tempo ha causato una proliferazione delle gerarchie e delle strutture organizzative, oltre a un’espansione di funzioni non proprie della sicurezza, come per esempio i compiti amministrativi. Il nostro scopo è quello di riportare le forze dell’ordine sul territorio, oltre a compiere uteriori modifiche significative».
«Abbiamo previsto 1 miliardo straordinario per rendere ancora più efficiente il modello di sicurezza. Stiamo lavorando affinché ci siano più poliziotti e carabinieri sul campo e meno impegnati nell’amministrazione. Un’altra questione è quella della garanzia della giustizia, gli italiani chiedono giustamente la certezza della pena. I reati di tipo predatorio sono quelli con il maggior impatto sociale, reati che spesso hanno pene inferiori alla somma di sconti ottenibili. Alla Camera abbiamo approvato nella riforma del penale l’aumento delle pene per questa tipologia di reati proprio per andare incontri alle richieste dei cittadini, che vogliono sì una maggiore presenza di poliziotti e di carabinieri, ma anche che i colpevoli scontino la propria pena. Infine, c’è il discorso sugli enti locali, che hanno avuto tendenzialmente sempre meno soldi e hanno relativa autonomia sulla sicurezza. Vogliamo dare maggiore potere ai sindaci sulle delibere che riguardano questioni anche inerenti alla sicurezza, in modo tale che abbiano un potere diretto in questo senso. Penso che i sindaci abbiano a disposizione un undicesimo potere, oltre ai 10 corpi dello stato, e cioè i cittadini. Per esempio con i gruppi di collaborazione del vicinato. I cittadini hanno una conoscenza del territorio che neanche le forze dell’ordine spesso hanno. Si tratta di una collaborazione che può funzionare con la cerniera fondamentale del sindaco. Il nostro modello di sicurezza è basato sulla partecipazione, anche perché per noi sicurezza significa libertà e, laddove quest’ultima è assente, c’è la propensione a lasciarsi convincere della presenza di un capro espiatorio. La sicurezza è un diritto di cittadinanza».
Durante l’incontro è intervenuto anche Alberto Marchesi, candidato consigliere uscente, che ha voluto porre l’accento sul progetto dei giardini di Piazza Risorgimento, «Realizzato con i fondi che hanno accantonato assessori e consiglieri in prima persona, per poter fare qualcosa per la città e affinché questo giardino potesse essere vissuto in maniera più familiare».
Camilla Malacarne – Twitter @CamillaMalacarn
L’unica insicurezza che percepisco è sapere di certi provvedimenti approvati e certi personaggi sommati alla maggioranza di governo, … ma tnat’è …
Detto ciò, allora si parte con il progetto dell’insediamento di Carabinieri, Polizia, Finanza, Tribunale nell’ex caserma dell’Aeronautica di Gallarate?
Il resto restano solo parole.