"Occorre valorizzare l'innegabile natura imprenditoriale di Gallarate"

Abbiamo intervistato Martino Comani, imprenditore tessile candidato alle elezioni amministrative di giugno con la lista civica Gente di Gallarate.

Perché si è candidato? Conosco Andrea Cassani da un po’ di tempo poiché è da anni che conosco l’ambiente della Lega Nord, partito di cui ho visto l’esordio. Non sono mai stato un fervente leghista, ma ho conosciuto diversi esponenti tra cui Umberto Bossi e conosco la loro storia. Dicevo, conosco Andrea Cassani, un giovane con le sufficienti esperienze amministrative e conoscenze – a un livello anche più ampio di quello comunale –, molto posato, con buona capacità di apprendimento e di adattamento a seconda delle situazioni, un moderato. In sintesi, la persona giusta. Fu lo stesso Cassani a chiedermi se volessi candidarmi in una delle liste della coalizione. Inizialmente ero titubante: ho un lavoro che mi impegna non poco tempo e poi ho anche una certa età. Ma sono stati proprio i miei 60 anni a spingermi a dire: “Non voglio fermarmi”. Non voglio limitarmi a dire che cosa qualcuno fa o meno. Voglio cercare di capire come funziona questo mondo e fare esperienza diretta di tutto ciò che gira attorno a un’elezione amministrativa.

Da quanti anni vive a Gallarate? Da 35 anni. Sono nato a Legnano, in provincia di Milano, ma da quando mi sono sposato vivo a Gallarate.

Che idea ha della politica? Ho una pessima idea della politica. La politica è uno dei motivi per cui, candidandomi, ho voluto smettere di dire “Continuiamo a lamentarci di questi banditi”. È evidente che la gente si è allontanata molto dal Palazzo, perché il Palazzo si è assolutamente allontanato dalla gente. Tutto il degenerare della politica negli ultimi 15-20 anni mi ha portato a questa avversione ma, al contempo, anche a una passione, perché tutto sommato la politica, quella nobile che serve per fare ciò di cui necessita la gente, mi è sempre piaciuta. Voglio impegnarmi per riuscire fare qualcosa soprattutto per i più deboli, per coloro che sono in difficoltà. Senza fare voli pindarici riguardanti imprese gigantesche: facciamo le cose con le disponibilità che abbiamo e vediamo se con le risorse esistenti possiamo fare un po’ o molto meglio proprio per le persone più in difficoltà. È proprio nelle situazioni di crisi che bisognerebbe avere una maggiore attenzione per cercare di fare star meglio chi più soffre.

Quali sono i suoi maestri di vita? Innanzitutto i miei genitori. Vengo da una famiglia di imprenditori e commercianti che hanno sempre molto lavorato, aiutando anche le persone che lavoravano con loro, un buon esempio di persone molto attive, umili negli intenti e attente agli altri. Ciononostante non sono contrario al business, non rifuggo il denaro guadagnato lavorando. Perché serve per mantenere le famiglie e per fare girare il business buono. Esistono poi alcuni punti di riferimento nel mondo dell’impresa e dell’industria, per esempio il patron di Esselunga o il Berlusconi dei primi tempi, che aveva ribaltato il modo di fare politica in un’ottica imprenditoriale. Ero un fanatico di Papa Wojtyła e ho amici preti meravigliosi, bravissime persone che hanno fatto tanto nonostante la chiesa oggi non sia più un vero punto di riferimento. Credo che nel mondo istituzionale non ci siano più i riferimenti che dovremmo invece avere.

Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco? In primis il futuro sindaco dovrebbe avere sotto controllo la situazione economica della macchina burocratica e dell’azienda città di Gallarate, un’idea molto chiara delle entrate e delle uscite. In secondo luogo, dovrebbe concentrare i suoi sforzi sugli eventuali – o quasi certi – sprechi che la macchina produce, in modo tale da ottimizzare la spesa e ricavare risorse da dedicare a quegli obiettivi essenziali per una città, quali l’aiuto per le categorie più disagiate, la sanità, la scuola, i servizi per il cittadino e così via. Dopodiché dovrebbe avere un’attenzione ai poli essenziali economici, per portare aiuti, soprattutto in una città come Gallarate che merita di non vederli morire né che tutto sia lasciato in balia dell’oblio. Il futuro sindaco dovrebbe poi ridare vigore al substrato economico, concentrarsi sullo sport e sulle associazioni presenti sul territorio e solo infine coprire le buche e svolgere tutte le mansioni dell’ordinaria amministrazione.

Quali sono i tre settori più importanti su cui agire? Credo che stia tutto nel far ripartire l’economia, in modo tale da innescare un circolo che crei ricchezza da dedicare agli altri settori. Su tutti, forse la sanità, vista con le lenti del sociale, ossia il dare a tutti la possibilità di essere curati nel miglior modo possibile e la scuola.

Qual è la critica maggiore che farebbe a chi ha governato in questi cinque anni? Personalmente non avrei mai impostato campagna elettorale denigrando chi c’era prima, perché non è nel mio stile soprattutto perché io non ho esperienza ora per poter giudicare con serenità gli errori fatti dagli altri. Da cittadino posso dire che la città ha subito un progressivo degrado soprattutto dal punto di vista dell’attività economica, che ha condotto a una perdita di interesse nel centro e nei centri delle periferie, portando a negozi chiusi e degrado anche fisico della città. Per esempio? Sporcizia e situazioni di disagio. Non ce l’ho con gli stranieri, ma trovo che ci sia una situazione fuori controllo, esemplificata dalla stazione, zona che in alcuni momenti della giornata incute proprio paura. Poi abbiamo assistito alla morte di Gallarate dal punto di vista estetico. Quando parlo di intervento sull’economia della città, intendo coinvolgere anche questo.

Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione? È una domanda che mi mette un po’ in difficoltà. Ho sentito dire che hanno lavorato sui buchi di bilancio, che è ciò di cui loro si vantano. Tuttavia, non so se sia vero. So che hanno fatto cassa vendendo alcuni asset cittadini, cosa che ha portato liquidità, ma anche non ha dato risultati visibili.

Tra innovazione e tradizione a cosa darebbe più spazio? Non è escluso che pur mantenendo, anzi, rispettando la tradizione non si possa fare innovazione. Sono proprio del parere opposto. Tradizione e innovazione devono essere trattate all’unisono: Gallarate ha tradizioni storiche che hanno reso la città ricca per secoli (non dimentichiamoci di Missoni), la storicità della città dice che questa è molto imprenditoriale. Il tutto unito a una buona propensione all’arte. Innovando i processi, svecchiando il Comune e dando servizi moderni (per esempio un’applicazione per la città e l’installazione di totem multimediali), si riesce a fare innovazione senza cancellare la tradizione, anzi sviluppandola.

Chiudono sempre più attività in città. Che cosa farebbe per contrastare questa situazione? Il Comune non può far rinvigorire i negozi, non è questo il suo core business. Il business del Comune è aiutare, coinvolgere, spingere e invogliare l’imprenditore privato, magari anche cercando di aprire catene che attirino tanta gente. Il Comune deve dare i mezzi affinché l’imprenditore eserciti la sua attività con più voglia energia e con maggiori risultati. Si tratta di una catena. La continua chiusura di attività crea ulteriori disagi e povertà. Bisogna capire che cosa si può fare per ridare rigore al substrato economico. Io sono laureato in marketing e, in economia, il business dà molta importanza a come si presentano i prodotti. Considerando la città stessa un prodotto, se non lo presentiamo bene nessuno lo compra. Se invece la svecchiamo, curiamo la piantumazione, posizioniamo panchine colorate e così via, un po’ di investimento sull’ambiente riporta voglia e desiderio della gente di essere in città e di camminare per le strade, allontanando di conseguenza la presenza di vagabondi, rianimando e incoraggiando la città.

Che cosa non vorrebbe vedere nella sua città? Non vorrei più vedere gente che chiede la carità e soprattutto situazioni di disagio, paura e insicurezza. Se le situazioni di povertà vera persistono, bisogna che ci sia in comune un ufficio apposito per poter dare una mano concreta.

Cosa le dice diritti civili? Penso che la gente debba avere tutti i diritti civili di una società civile. Limitatamente a quanto è possibile, sono assolutamente d’accordo che tutti gli uomini abbiano diritto a essere considerati tali. Tuttavia, ci sono anche dei doveri, e il primo dovere di ogni singolo cittadino è rispettare gli altri.

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3 risposte a “"Occorre valorizzare l'innegabile natura imprenditoriale di Gallarate"

  1. GMT

    “un giovane con le sufficienti esperienze amministrative e conoscenze – a un livello anche più ampio di quello comunale”
    Se le esperienze amministrative di Cassani sono fare il consigliere comunale a Jerago, far parte del gabinetto politico del governatore regionale e, peggio, vantare le conoscenze, non tecniche, ma relazionali sovracomunali, … andiamo bene!!
    E fra i maestri di vita del nostro, due personaggi se non più che inquisiti per diversi aspetti, quantomeno molto controversi, … allora di che stiamo farneticando!!
    Ah!! Gallarate non è un’azienda e i Gallaratesi non sono gli impiegati e gli operai di qualcuno!!
    E non marketing e comunicazione, ma qualità di vita!!
    (Qualcuno qui ancora non conosce il significato di comunità).

  2. Steve

    Signor Comani, lei ha scritto delle belle parole, ma non è un po’ ingenuo? La pessima idea della politica e i banditi di cui parla non sono quelli che candidano anche condannati? Lei sembra una persona perbene, ma si faccia un giro sul sito http://www.italgiure.giustizia.it/sncass/ per vedere con chi siete amici… Provi a mettere i nomi dei candidati e dei personaggi dietro le liste nel sito della corte dei cassazione. le sentenze sono pubbliche. basta andare nella sezione penale. così tutti possiamo essere informati di ciò di cui si parla e naturalmente vale per tutti. Abbasso la casta

  3. kim

    Scusi ma lei non aveva una società’ a Besnate che che e ‘ falllita. Vero o falso ?Ora si da alla politica.ha sbagliato lista per lei Gallarate onesta andava meglio. Comunque buona compagnia conilcommercialistaSbardella

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