Silvio Aimetti: "Lavoro, passione e servizio per il bene di Comerio"
Dopo cinque anni Silvio Aimetti ci riprova. “Il gelso – Vivere Comerio” ripropone infatti il primo cittadino uscente nella corsa alla poltrona di sindaco: una decisione convinta e decisa unanimemente dal gruppo storico del Gelso, in parte rinnovato, ma unito nel sostenere Aimetti.
49 anni, sposato e padre di due figli di 14 e 11 anni, ingegnere, titolare di due società di consulenza e ingegneria con 20 collaboratori, carabiniere in congedo, un passato in Croce Rossa (è stato presidente del comitato del Medio Verbano), tra le sue passioni principali ci sono il Milan, la corsa (è un ex maratoneta, fermato da qualche acciacco fisico) e la storia: «La lezione di Gian Battista Vico sui corsi e ricorsi storici dovrebbe insegnare molto, ma ahimè spesso non è ascoltata».
Comeriese da generazioni, amante del dialetto, da sua moglie, tedesca, ruba la descrizione del suo paese: «Comerio è casa: in lingua tedesca si dice Heimat, che racchiude dentro sè il concetto di anima, di appartenenza profonda. Per me Comerio è questo».
Tra gli obiettivi raggiunti nei cinque anni di amministrazione, Aimetti snocciola per primi i risultati economici: «Abbiamo tagliato la spesa corrente del 18% e non abbiamo applicato la Tasi ai nostri concittadini. I nostri conti sono in ordine e non abbiamo dovuto toccare il nostro territorio perchè non abbiamo la necessità di costruire per incassare. Anche l’addizionale Irpef è stata applicata in modo graduale a seconda del reddito: chi ha di più deve dare di pi, credo sia doveroso. Abbiamo poi investito sul sociale e sui servizi alle famiglie e la nostra scuola ha il 20% in più degli allievi. Per quanto riguarda la cultura, sono orgoglioso delle associazioni Gogi, Utopia Tropicale e Microcosmi, che hanno rimesso in movimento il paese con iniziative di livello assoluto. Microcosmi con i suoi 200 volontari e la collaborazione con Vittorio Cosma, mio amico e compagno di scorribande giovanili, è uno dei fiori all’occhiello del panorama culturale della provincia: è oltretutto a costo zero per il Comune e credo sia un volano per tutto il territorio. Vorremmo incentivare e intensificare tutto ciò, magari con accordi proficui con i Comuni vicini, coinvolgendo artisti e associazioni che possano far sempre più bello questo nostro meraviglioso ambiente. La strada dell’unione tra comuni è l’unica percorribile, la più utile sotto tutti i punti di vista».
Tra le cose da fare, nel programma di Aimetti c’è la rivitalizzazione del centro cittadino: «Partiamo dai commercianti, per i quali va fatto qualcosa in più, lo riconosco. Vorremmo farne un borgo di qualità, che possa attrarre nuove iniziative imprenditoriali. In questo è fondamentale il progetto della nuova palestra, che andrà a riqualificare il cuore del paese: è tanto che se ne parla, finalmente abbiamo le carte in regola per procedere».
Aimetti è affiancato da un nucleo storico che ha subito alcune modifiche in questa tornata elettorale: «Il mio vice sindaco Guariento ha deciso di fare il nonno e di lasciare: lo ringrazio infinitamente per il percorso fatto insieme. Anche Bellorini ha deciso di non ripresentarsi, ma il nucleo del Gelso c’è, e si è arricchito di giovani validi e appassionati alla cosa pubblica, che sanno cosa serve al loro paese e vogliono concludere un percorso cominciato cinque anni fa: il nostro lavoro continua, impegnati con passione al servizio di Comerio».
Inevitabile un passaggio sul futuro dell’area Whirlpool: «Con l’azienda abbiamo fatto i primi incontri che reputo positivi. Noi non abbiamo bisogno di scelte speculative, serve che lì si crei qualcosa di bello e utile, che crei lavoro e spazi per lo sport. Abbiamo un’idea precisa di quello che dovrà essere e crediamo che Whirlpool se ne debba andare in bellezza, con un’operazione che dia spinta al territorio. Certo che è una situazione delicata che va gestita con capacità imprenditoriale, visione del futuro ed esperienza».
Infine, un altro degli aspetti che ha fatto parlare di Comerio, l’accoglienza dei richiedenti asilo: «Sono a casa mia e con i soldi del progetto di accoglienza, di cui io non prendo una lira, si aiutano due persone di Comerio nel reinserimento lavorativo che altrimenti non avrebbero potuto essere aiutate. Sono convinto che la strada dei piccoli gruppi, gestiti con intelligenza, sia quella giusta: bisogna pretendere che imparino l’italiano per integrarsi con le comunità che li ospitano e serve coinvolgerli in progetti di vario tipo. Parlare a slogan non ha senso: dire “prima gli italiani” a Comerio è scorretto, perchè qui gli italiani sono aiutati e stanno bene. Anche se io sono molto più varesotto di molti che si riempiono la bocca di varesinità supposte, sono orgoglioso di vivere in un paese accogliente, dove convivono persone di 41 nazionalità diverse».