L'arte del riciclo per reintegrare, con "Impronta" si può
“Ogni oggetto è un camaleonte. Così è, se ti pare”. Sembrerebbe uno slogan pubblicitario, invece è una bella iniziativa di lavori sociali nel cortile di via Bellini 34, a Busto Arsizio, della Cooperativa Sociale Impronta per reintegrare minori che hanno commesso reati. I ragazzi (al momento una decina) riportano in “vita” oggetti che sono stati consumati dal tempo e che finirebbero in discarica, restituendone dignità e in alcuni casi splendore. In cambio, hanno la possibilità di riscattarsi sia con la società sia con se stessi “rinnovando” non solo gli oggetti ma anche la propria persona.
LA STORIA DELLA COOPERATIVA– La Piccola Società Cooperativa l’Impronta nacque nel 2002 dall’idea di un gruppo di professionisti che , presa coscienza delle problematiche sociali del territorio, vide la necessità di attivarsi per realizzare progetti educativo-assistenziali. La cooperativa gestisce oggi un servizio diurno di prevenzione e recupero per minori in difficoltà, a rischio di esclusione sociale, la maggior parte dei quali sono sottoposti a procedimenti penali.
A supporto di questo progetto, la cooperativa collabora oggi con la cooperativa sociale La Ginestra, al fine di consentire ai minori inviati dai servizi sociali di compiere esperienze occupazionali.
LA LOCATION– Una bella realtà che si inserisce in un contesto ideale e reso particolarmente piacevole dalla location, un cortile spazioso e trendy. La vicinanza con l’asilo, l’oratorio e la scuola elementare potrebbero anche renderlo presto uno dei centri di aggregazione del quartiere di San Giuseppe. All’interno del laboratorio creativo sono tantissimi i lavori dei giovani, da scrivanie a cassettiere, da lampade a letti ed è anche possibile acquistarli a pochi metri.
Già, perché nel cortile ha trovato casa, da fine gennaio, anche la bottega equosolidale di Migrando (Facebook), rilevata da Impronta nel 2013, con la quale vengono organizzati incontri culturali, aperitivi, eventi creativi e musicali. “Il problema è che Busto è una città lenta– ci racconta però una delle volontarie della cooperativa Valeria Favrin – Siamo su Facebook, abbiamo un blog, ma la risposta dei cittadini alle nostre proposte è sempre piuttosto bassa”.
Visto che Migrando è una bottega del mondo, dove ogni prodotto ha una propria storia e ognuna di esse merita di essere scoperta, letta e raccontata, “il progetto sarebbe quello di intensificare la rete di collaborazioni e “allargare la macchia”, perché vendiamo oggetti e prodotti di qualità”– ci dice una delle dipendenti, Vanda De Bernardi, che è anche una dei 15 volontari dell’Associazione Solidale- da libri per bambini, prodotti alimentari, gioielli e perfino bomboniere”.
Yelena Apebe