Alla conquista di Busto Arsizio senza effetti speciali
66.345. E’ questo il numero degli elettori che domenica dovranno decidere il nuovo primo cittadino di Busto Arsizio ma al momento è praticamente impossibile capire cosa succederà in quella che -da sempre- è una roccaforte del centrodestra. Se infatti da un lato sono lontani i tempi in cui Gigi Farioli vinceva le elezioni al primo turno, dall’altro le ampie manovre politiche degli scorsi mesi hanno aperto scenari inaspettati ma con una campagna elettorale che non sembra mai essere entrata davvero nel vivo.
Mesi sottotono, senza i grandi eventi o i duri scontri che ci si aspetterebbero per conquistare la guida della sesta città della Lombardia. Mesi in cui, comunque, tutti hanno cercato di farsi promotori di quel cambiamento che la città indubbiamente chiede e che, dopo 10 anni, è anche costretta a fare.
GLI INIZI – Il primo problema a cui tutti hanno dovuto rispondere è stato quello di individuare un candidato. Trovare il nome di Gianluca Castiglioni non è certo stato facile, soprattutto per alcune parti del PD spaventate dal passato vicino a Forza Italia del medico bustocco. Ancor più difficile è stato il percorso del centrodestra che per individuare il vincitore tra Emanuele Antonelli e Paola Reguzzoni è dovuto ricorrere per la prima volta nella sua storia alle primarie. Stesso percorso -quello della scelta da parte degli elettori- è stato quello del Movimento Per Busto dove Andrea Brasca è riuscito a battere un nome importante come quello della senatrice Laura Bignami, fondatrice del movimento stesso. Percorsi molto meno accidentati -almeno sul piano pubblico- sono stati quelli che hanno portato Alberto Rossi ad essere candidato da Busto a Sinistra e Luigi Genoni per il Movimento 5 Stelle.
LE ASPETTATIVE – C’è stato un giorno preciso in cui tutti – candidati e addetti ai lavori – hanno capito che questo sarebbe stato un momento irripetibile per la città: il 3 aprile. Era il giorno delle primarie del centrodestra e migliaia di persone (3.766 per l’esattezza) si sono riversate al Museo del Tessile mostrando un interesse e una voglia di partecipazione che nessuno si immaginava. Un fermento che ha amplificato le aspettative per quella che si immaginava sarebbe diventata un’epica campagna elettorale ma che, alla fine, ha accentuato le delusioni.
LE DIFFERENZE – Poche, in effetti, sono le idee che hanno sancito le differenze tra i candidati. Emanuele Antonelli e Gianluca Castiglioni non hanno mai nascosto che i programmi delle loro coalizioni sono in molti punti sovrapponibili. Ciò su cui hanno giocato la sfida è più che altro la scelta di campo: una rottura totale con il passato o una certa continuità nel rinnovamento. Anche gli altri tre candidati hanno giocato su un piano abbastanza simile rivolgendosi però ad un altro tipo di elettorato: il Movimento 5 Stelle ai delusi dalla politica tradizionale, il Movimento X ai delusi dal Movimento 5 Stelle e Busto a Sinistra ai delusi dalla sinistra di governo. Tutte realtà che ora chiedono di trasformare questa delusione in azione, votando i propri uomini.
GLI SCENARI – Cosa succederà dopo il voto? Mai come quest’anno lo scenario è incerto. Il centrosinistra ha presentato un candidato civico e che non proviene dalla sinistra moderata storica. Il centrodestra – dal canto suo – viene da un momento di debolezza che ha minato la fiducia del suo elettorato di riferimento. Il voto dei bustocchi si è sempre caratterizzato per il suo conservatorismo ed ha storicamente dato la vittoria al centrodestra. La Lega Nord – ago della bilancia per Antonelli – ha condotto una campagna elettorale più incentrata sulla sua proposta che su quella della coalizione. Infine c’è l’incognita 5 Stelle. Se gli elettori indecisi e delusi faranno convergere il loro voto su Genoni ci sarà certamente un ballottaggio (scenario più probabile, ndr) tra Castiglioni e Antonelli che si giocheranno tutto il 19 giugno con il secondo turno.