"La somma delle diversità crea l'uguaglianza"

Abbiamo intervistato Andrea Franceschini, ciclista urbano e candidato della lista civica Gallarate a Sinistra, che sostiene la corsa alle elezioni di giugno di Piero Osvaldo Bossi.

Perché si è candidato? Diciamo che io e Gallarate a Sinistra ci siamo trovati. Si è trattato di un percorso quasi fisiologico per come sono io, per la mia militanza e per la mia vita. Credo fortemente in Gallarate a Sinistra, progetto rispetto al quale non avrei mai potuto sottrarmi proprio per la mia natura.

Vive a Gallarate? Vivo a Verghera, quartiere di Samarate al confine con Gallarate, ma che io ritengo parte integrante di quest’ultima. Mi sono sempre mosso su Gallarate, dai miei studi ai primi amori, dalle passioni alle amicizie e così via. Quando inforco la mia bicicletta vado sempre verso Gallarate, mai verso Samarate.

Che idea ha della politica? Tanto per cominciare, mi piacerebbe che ci fosse una politica onesta. Sono stufo di sentire dire frasi come per esempio “Rubiamo, tanto l’hanno sempre fatto” oppure “Mandiamo a casa tutti perché i politici sono tutti uguali”. Io amo la singola persona, non le generalizzazioni: secondo me è la somma delle diversità a formare l’uguaglianza. È bello che nella politica ogni persona possa portare il proprio valore aggiunto grazie alle specifiche competenze di ognuno.

Quali sono i suoi maestri di vita? La maestra di vita per eccellenza secondo me è la vita stessa, fatta di successi, insuccessi e condivisioni. Ringrazio sempre chiunque abbia scelto di condividere con me alcuni pezzetti di vita, in modo tale che io potessi apprendere da queste persone e viceversa, attraverso una condivisione di qualunque natura.

Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco? Credo fortemente nella centralità della persona, e soprattutto credo fortemente nella necessità della costituzione di assemblee popolari permanenti, per lavorare sulla centralità persona e sulla possibilità di manifestare i propri bisogni e interessi. Mi piace quando una persona viene considerata come tale. Istituendo in ogni rione un’assemblea popolare permanente si incentiverebbe una partecipazione inclusiva, centrale e attenta.

Quali sono i tre settori più importanti su cui agire? È da un bel po’ di tempo che ho abbandonato macchina, ora sono un ciclista urbano. Innanzitutto mi impegnerei per chiedere una partecipazione attenta dei cittadini, affinché Gallarate possa avere un’ottima mobilità sostenibile, con adeguate piste ciclopedonali. In questo modo sempre più persone possono continuare a uscire in bici, incentivando anche gli altri. In secondo luogo, occorre certamente andare a ravvivare i quartieri, ormai divenuti territori del centro di Gallarate, a sua volta diventata un quartiere dormitorio di Milano. Andare quindi a lavorare sui rioni in ogni senso: culturale, ricreativo, economico e sociale, per esempio favorendo l’apertura di piccole attività e creando luoghi di aggregazione giovanile e per gli anziani. Infine, mi piacerebbe avere l’opportunità di lavorare sulle differenze, sensibilizzando alle diversità. Credo fortemente che la somma di più diversità facciano l’uguaglianza: più che lavorare sulle pari opportunità, occorre lavorare sulle “pari diversità”, educando alla differenza, dove ognuno di noi portando la propria differenza faccia al contempo l’uguaglianza, perché la domanda è: “Diverso da chi?”

Qual è la critica maggiore che farebbe a chi ha governato in questi cinque anni? Sicuramente la scelta di aver venduto un patrimonio pubblico. Mi soffermo sulla parola “pubblico”, perché significa che è anche una parte mia, qualcosa che appartiene alla storia del territorio. Io penso che si poteva fare cassa in modo diverso e che esistevano altre possibilità di condividere questa scelta. Vendendo una parte del territorio pubblico si vende anche una parte della propria anima; non c’è più un’anima, una storia di Gallarate, a maggior ragione se si pensa a coloro che hanno sudato per affermarle.

Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione? Costruire sul costruito. L’amministrazione ha approvato un piano regolatore che è andato a bloccare l’edificabilità e si è concentrata sugli edifici già esistenti.

Tra innovazione e tradizione a cosa darebbe più spazio? Io sono una persona che sta cercando di vivere intensamente il presente e nel mio presente guarderei sicuramente alla tradizione, per far sì che si possa lavorare sull’innovazione. Darei più peso al progresso, al mio presente in cui scego di progredire usando elementi che sono legati sia alla tradizione sia all’innovazione.

Chiudono sempre più attività in città. Che cosa farebbe per contrastare questa situazione? Parlavo prima di ravvivare anche le periferie offrendo la possibilità ai piccoli negozietti e alle attività familiari per rilanciare questi territori. Vorrei che le persone potessero scegliere di aprire ancora, soprattutto nei rioni, anche perché, secondo me, nel centro vi sono territori ormai saturi.

Che cosa non vorrebbe vedere nella sua città? Da attivista LGBT non vorrei sicuramente vedere omofobi o omotransfobici, da antifascista non voglio vedere fascisti né razzisti né chiunque si creda superiore pensando costantemente che le altre persone non siano degne di essere considerate tali. Non vorrei vedere alcuna disuguaglianza, di qualsiasi genere, economico, sociale, sessuale, etnico, religioso e così via. Infine, non vorrei più vedere la predominanza della chiesa cattolica sullo Stato italiano, laico.

Che cosa le dice diritti civili? I diritti civili sono un pezzo importante della mia vita. I diritti civili mi dicono che in questo momento lo stato ci chiede gli stessi doveri e, tuttavia, non riconosce ancora gli stessi dirtti. Personalmente, come attivista LGBT omoaffettivo, mi sento di non avere gli stessi diritti delle altre persone ma solo gli stessi doveri. Non è ancora entrato in vigore il principio dell’uguaglianza. Ogni volta che ne ho l’occasione scendo in piazza e continuerò a battermi, sempre accanto a chi ha un diritto in meno. Ciò non significa togliere i diritti a chi li ha già acquisiti, anzi mi piacerebbe che si potessero avere maggiore diritti. Nello Stato italiano manca l’equazione stessi diritti = stessi doveri. Hanno approvato le unioni civili, ma io non mi accontento perché, finchè un’altra persona in questo momento continua ad avere un diritto in meno, io sarò sempre al suo fianco.

 

CM

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