Marco Pinti: "Prima i varesini. E Orrigoni è d'accordo con noi sul Pgt"

Marco Pinti è il segretario cittadino della Lega Nord e a questa tornata elettorale è candidato nelle file della Lega a sostegno di Orrigoni. Inizialmente si parlava di lui come possibile capolista, poi è arrivata la sorpresa del governatore Maroni. Ha trent’anni e dice di sé: “Mi guadagno da vivere scrivendo per l’ufficio stampa della Lega e  parlando al microfono di Radio Padania con la trasmissione “Rebelòt”. Leghista precoce, a dodici anni corro a sentire il primo comizio di Bossi appollaiato nella piccionaia del palazzetto, a quattordici con la prima tessera sostenitore inizia la militanza nel movimento giovanile: i primi attacchinaggi e le prime manifestazioni, nel frattempo faccio il rappresentante d’istituto al Cairoli poi il Consiglio Provinciale. Dal 2011 ho l’onore e l’onere di guidare la sede della Lega Nord di Piazza del Podestà, il luogo in cui sono cresciuto e a cui devo molto della persona che sono”.

Per la prima volta dopo anni, molti parlano di vera partita aperta a Varese. In alcune recenti dichiarazioni hai detto che Varese deve rimanere la capitale della Lega. Come state vivendo questa campagna elettorale?
Fateci caso, se quando siete in vacanza dite “Varese”, molto spesso la prima cosa che salta fuori è la Lega Nord, prima ancora dell’annosa distinzione “varesino e varesotto” che comunque la dice lunga su quanto siamo affezionati alle nostre radici. Si mettano il cuore in pace i nostri detrattori, la Lega non è nata a Varese per caso: qui siamo troppo vicini alla Svizzera e alla mittle-europa per accettare come ‘normali’ tutte le follie che lo Stato Italiano ci impone. Anche il modo varesino di fare campagna elettorale è fortunatamente molto poco italiano, senza promesse assurde, clientele cammellate, ma con tanti progetti concreti su cui accapigliarsi quanto basta per un confronto vivace, ma leale come quello del Teatro Apollonio di qualche giorno fa.

Alcuni avversarti politici in questi giorni evidenziano il fatto che su alcune dichiarazioni, il candidato sindaco Paolo Orrigoni che appoggiate tenda a distanziarsi dall’operato dell’attuale amministrazione, ad esempio sul Pgt. È davvero così?
La polemica sul PGT è davvero stupida perché la sua revisione è nella natura stessa dello strumento amministrativo. Nel merito lascio all’Assessore Binelli i tecnicismi, ma il punto politico è semplice: per noi leghisti la terra non è un’astrazione della retorica, ma qualcosa che si coltiva, che si tocca, che si cammina. Quando vediamo un prato vediamo un prato, da difendere e da tramandare a chi verrà dopo di noi, altri vedono solo uno spazio dove costruire un palazzo. Paolo Orrigoni è pienamente d’accordo con noi sullo zero consumo di suolo e questo ci basta per ragionare concretamente con tutta la coalizione su tutti gli altri strumenti utili a rigenerare alcune zone della nostra città.

Marco Pinti con il candidato sindaco Paolo Orrigoni

Marco Pinti con il candidato sindaco Paolo Orrigoni

Per quale motivo ti sei candidato?
Ogni giorno cerco la risposta a questa domanda nelle cose che faccio, nelle persone che incontro, nell’attenzione che riesco a mettere a disposizione di qualcuno che mi chiede di aiutarlo per superare un problema. Non sempre ho successo, ma a volte si: quelli sono i giorni felici.

Qual è la tua idea di politica?
Scegliere da che parte stare: difendere quelle persone che ogni giorno fanno il loro dovere anche se l’azienda per cui lavorano è in crisi e passano mesi senza vedere lo stipendio, come è recentemente successo ai dipendenti de “La Quiete” di Varese, oppure dare forza e visibilità a chi teme di perdere i risparmi di una vita perchè congelati nelle casse della Cooperativa Nuova Urbanistica. Sbugiardare il potere centrale con i suoi prefetti, le sue liturgie, i suoi sepolcri imbiancati. Cercare le crepe, sempre.

Quali sono i tuoi maestri di vita?
Gianmarco Pozzecco, ma stavolta lo sport non c’entra. Giocavo ancora a minibasket quando ho perso mio padre e la Pallacanestro Varese deve essersi interessata in qualche modo, perchè poco tempo dopo il Poz ha iniziato prima a fermarmi nei corridoi del Campus per qualche scherzo dei suoi, poi per qualche chiacchiera, fino a organizzare delle serate a mangiare la pizza insieme. Se ho superato quel periodo lo devo a lui e se oggi racconto questo episodio così privato è solo perché so che Gianmarco a Varese di “interventi” simili ne ha fatti parecchi, anche in contesti molto più difficili, ma sempre ben lontano dai riflettori. Tra tante cittadinanze onorarie su cui si è discusso in passato, lui se la meriterebbe davvero.

Quali sono i tre settori più importanti su cui agire a Varese?
Priorità sono le politiche sociali: creare urgentemente corsie preferenziali per i cittadini varesini nell’assegnazione dei servizi di sostegno al reddito e in tutti gli altri campi assistenziali. In una città civile nessuno resta indietro. Allo stesso tempo rilanciare il lavoro con un piano che attragga investimenti nella nostra città, quanto invece alle opere pubbliche creare un fondo dedicato per rimuovere le barriere architettoniche nei quartieri lontani dal centro e rafforzare l’accessibilità dei mezzi pubblici per i disabili.

Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco della città?
È la stessa domanda che ho fatto a Paolo Orrigoni quando ci siamo conosciuti. ‘Marco’, mi ha detto, ‘qui non è una questione di cosa mettere in cima alla lista, né di fare promesse spot, qui c’è da rimboccarsi le maniche e basta’. Mi ha convinto così.

Marco Pinti con l'assessore Carlo Piatti nella zona stazioni mentre fanno volantinaggio elettorale

Marco Pinti con l’assessore Carlo Piatti nella zona stazioni mentre fanno volantinaggio elettorale

Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione e dove invece poteva fare meglio?
È difficile isolare una sola iniziativa amministrativa per raccontare i meriti di Attilio Fontana e della sua amministrazione: si potrebbe partire proprio dal PGT che ha tutelato un’area verde seconda in ampiezza solo al Parco del Campo dei Fiori, senza dimenticare il fiorire delle attività legate al marketing culturale o alle tante iniziative nei rioni, ma probabilmente il miracolo di Fontana è stato riuscire a tenere efficienti i servizi, senza mettere mano alle tasche dei varesini. Nonostante la rapina fiscale del Governo Renzi.

In una recente analisi di Luca De Biase del Sole24Ore emerge una conclusione secondo la quale il destino delle città sarà sempre meno determinato dalla posizione geografica e sempre più dalle connessioni. Condividi? E a cosa è importante secondo te che la città di Varese si connetta?
De Biase lancia una provocazione interessante secondo cui le città sarebbero le nuove nazioni, con un crescente peso politico ed economico a discapito dello Stato e delle Regioni. Varese città Stato? Magari! Il suo limite secondo me è pensare che le nuove tecnologie riducano l’importanza della posizione geografica. È un pensiero che a mio avviso tradisce la cattiva coscienza di un mondo ridotto a schermo dove molte persone sono tentate di decretare la propria secessione individuale: via da ciò che si calpesta, si tocca, si gusta, verso gli spazi infiniti dell’ultima promozione della compagnia telefonica che promette giga illimitati. Felicitazioni!

Chiudono sempre più attività in città. Cosa faresti per contrastare questa situazione?
La chiusura dei negozi a Varese è un falso mito, i dati dell’assessorato al Commercio sono in controtendenza.  Quello che accade piuttosto è la trasformazione da negozio di città a filiale di franchising, e non è poco. I grandi marchi occupano ormai il centro di tutte le città, il Comune può cercare di creare nuovi spazi nelle Castellanze: ad esempio a Biumo basterebbe riaprire una galleria privata, quella tra via Cairoli e via Garibaldi, per aggiungere una nuova direttrice al passaggio pedonale e stimolare la nascita di nuove attività commerciali. È solo un esempio di quello che si potrebbe fare.

Cosa non vorresti vedere a Varese?
Una moschea. E non parlatemi di tolleranza verso quella che Oriana Fallaci denunciava come “una religione che si identifica con la politica, col governare. Che non concede una scheggia d’unghia al libero pensiero, alla libera scelta. Che vuole sostituire la democrazia con la madre di tutti i totalitarismi: la teocrazia.” Qui non sono in ballo i valori cattolici, ma quelli laici, quelli della rivoluzione francese che hanno ispirato il miglior pensiero europeo a destra come a sinistra. Perché la sinistra non affronta questo tema? Galimberti cosa ne pensa?

Se dico “diritti civili” cosa ti viene in mente?
Bellissimo! Quasi quasi ci fondo un movimento: anzi due, uno pro e uno contro! Però ecco magari, qualche volta, sottovoce, vogliamo parlare anche dei doveri civili?

 

David Mammano

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Una risposta a “Marco Pinti: "Prima i varesini. E Orrigoni è d'accordo con noi sul Pgt"

  1. accidenti

    Marco Pinti, un bravo ragazzo, l’ho conosciuto ai tempi del liceo e poi perso di vista.
    La cosa triste è che adesso della politica ci ha fatto un lavoro e se prima lo faceva per gioco, prendendosi anche in giro, ora è serio: non c’è passione in lui ma solo consapevolezza di dover portare a casa la pagnotta con l’unico “mestiere” che è capace di fare.
    Un triste buffone di corte, mai uscito dalle logiche liceali.

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