"Innovare con la bussola della tradizione"

Abbiamo intervistato Roberto Gernetti, fotografo e candidato nella lista Gallarate Civica che sostiene la candidatura a sindaco di Gianni Sparacia.

Perché si è candidato? Sono due anni che Gianni Sparacia mi parla di questo suo progetto. Lo ha sempre fatto con entusiasmo, con una passione che mi ha conquistato. Lo conosco da quasi 50 anni e ho avuto modo di apprezzare quello che ha fatto nei diversi incarichi politici che ha avuto. Poi ricordo un suo discorso di tanti anni fa: “Sono arrivato a Gallarate con una valigia di cartone”, raccontava. “Gallarate mi ha dato tanto: notorietà, lavoro, successo. Mi ha portato fortuna. Un giorno voglio ricambiare e restituire a Gallarate tutto quello che mi ha dato.” Io credo che ci stia riuscendo e mi piace l’idea di accompagnarlo in questa avventura. Devo dire inoltre che è da qualche anno che pensavo ad un “impegno civico”. Probabilmente è arrivato il momento di provare.

Da quanto tempo vive a Gallarate? Praticamente da sempre. Sono nato a Gallarate, ho studiato a Gallarate e ho vissuto Gallarate nei suoi e miei anni più belli. Ho avuto un periodo di esilio a Samarate, non un grande viaggio, ma poi sono tornato nella città che considero casa mia a tutti gli effetti.

Che idea ha della politica? Considero la politica come un male necessario. Ho sempre vissuto in modo diverso la politica nazionale, quella dei partiti, quella che ho sempre visto come uno scontro di idee, troppo lontana da me per poterne essere coinvolto. Diversa è la politica locale che negli ultimi tempi ho iniziato a conoscere meglio. È sempre uno scontro di idee, ma in questo caso sono sempre riuscito ad associarle alle facce e, in questo modo, a dare loro una fisionomia e una concretezza diversa. Sono idee che mi permettono o meno di vivere meglio, che mi toccano nel quotidiano. A questa politica mi piacerebbe partecipare attivamente cercando di dare il mio contributo, nei campi che conosco meglio.

Quali sono i suoi maestri di vita? Sicuramente i miei genitori. Devo molto a loro e con loro ho un rapporto meraviglioso. Mi hanno insegnato e continuano ad insegnarmi il rispetto per ideali importanti, in cui loro hanno sempre creduto e che mi hanno fatto respirare da piccolo. Poi, avendo portato avanti il lavoro di mio padre, sicuramente ho avuto anche in ambito lavorativo una guida forte da parte sua. Ancora oggi, quando ho problemi lavorativi importanti, cerco il suo consiglio e faccio fatica a decidere senza averne parlato con lui.

Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco? È difficile per me, non avendo una reale conoscenza di eventuali emergenze o priorità, dire quali siano le priorità per il nuovo sindaco. In generale, noi di Gallarate Civica poniamo la scuola e l’istruzione al primo posto del nostro programma. I ragazzi sono un terreno fertile su cui lavorare, ma questo deve essere fatto in un modo migliore e in strutture idonee. Gallarate ha davvero tante strutture scolastiche, un intervento di modernizzazione e di valorizzazione su di esse è necessario e urgente, anche in funzione di quello che rappresentano sul territorio.

Quali sono i tre settori più importanti su cui agire? Lasciando l’istruzione al primo posto, credo che la sicurezza e il rilancio di Gallarate come città debbano essere i settori su cui intervenire. Sicuramente Gallarate deve essere più sicura per i suoi cittadini. Ci sono aree, anche a ridosso del centro storico, come per esempio i portici della stazione, dove chiunque si sente a disagio ad attraversarle anche in ore diurne. Infine è necessario un rilancio di Gallarate. Spesso per lavoro mi capita di seguire i grandi eventi sportivi, musicali e teatrali non solo in provincia. In questi anni sono andato a Varese, a Busto Arsizio, anche in centri minori. A Gallarate praticamente mai. È una città che si sta spegnendo giorno dopo giorno e sta finendo con l’assomigliare a quelle città dormitorio della cintura milanese.

Qual è la critica maggiore che farebbe a chi ha governato in questi cinque anni? L’impressione, vivendo Gallarate tutti i giorni, è che in questi ultimi anni sia stato fatto poco, troppo poco per la città. C’è stata una sorta di immobilismo che si è trasformato in frenesia negli ultimi mesi, con una tempistica quantomeno sospetta. Gallarate è tornata indietro, il centro si è svuotato, i negozi sfitti sono aumentati giornalmente e tutto questo è stato osservato con apparente distaccato interesse o probabilmente in modo impotente. Sarebbe stato necessario arrestare questa emoragia con interventi mirati, occorreva almeno fare qualche tentativo.

Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione? Sicuramente va dato atto a questa amministrazione di aver provato a mettere mano al bilancio, e in questa direzione passi ne sono stati fatti. Immagino che non sia stato facile. Mi è piaciuto anche il tentativo di risvegliare il Maga da quel torpore che l’aveva avvolto. Continuo a pensare che il Maga sia “troppo” per Gallarate: troppo grande, troppo importante, troppo difficile da gestire e utilizzare al meglio. Ma se ci riesce Rovereto con un museo che viene visitato da turisti di tutta Europa dobbiamo riuscirci anche noi a Gallarate anche se, convengo, non deve essere una cosa facile.

Tra innovazione e tradizione a cosa darebbe più spazio? Faccio fatica a concepire una senza l’altra. Mi verrebbe voglia di rispondere: innovare nel rispetto della tradizione o, meglio, tenendo davanti agli occhi la nostra tradizione, per non perdere la nostra identità. Gallarate è diventata grande e ricca negli anni ’60 e ’70 con il tessile. Oggi il tessile è morto, o, comunque, in crisi profonda, ma non devono essere dimenticate tutte le esperienze maturate negli anni.

Chiudono sempre più attività in città. Che cosa farebbe per contrastare questa situazione? Come dicevo prima, questo è un problema vero e concreto che non conosco così a fondo per avere la ricetta giusta. Certamente Gallarate dovrebbe diventare più attraente per chi ha voglia di investire o, più semplicemente, avviare un’attività. Troppi marchi importanti si sono affacciati in città, magari solo per studiare la possibilità di avviare un’attività, ma poi perdiamo regolarmente il confronto con Busto Arsizio, con Legnano o con Varese. È troppo importante fare qualcosa e svegliare Gallarate da questo torpore. Sono convinto che se iniziasse qualcuno ad aprire, per effetto domino, si tirerebbe dietro gli altri. E se il centro tornasse a vivere, anche le piccole attività, che ora chiudono soffocate dalla grande distribuzione, riuscirebbero a ritagliarsi il proprio spazio.

Che cosa non vorrebbe vedere nella sua città? Non vorrei il vuoto, il deserto. Vorrei attraversarla nelle sere di inverno incontrando qualcuno. Vorrei poter venire a fotografare eventi. Vorrei che anche sportivamente fosse più attiva e riuscisse ad avere squadre nelle categorie che le competono almeno negli sport più popolari. Non vorrei vedere il degrado, anche nelle vie immediatamente intorno al centro storico. Vorrei semplicemente vederla di nuovo pulsare come succedeva fino a 15 o 20 anni fa.

Cosa le dice “diritti civili”? È una domanda che mi ha messo profondamente in crisi. Intanto non riesco a pensare a “diritti” senza immaginare i doveri perchè viaggiano di pari passo, e perché i miei diritti finiscono quando iniziano a ledere chi sta vicino a me e li forse cominciano i miei doveri. Sono l’ABC della democrazia, ciò che ci permette di vivere a stretto contatto in armonia con la certezza che siamo tutti uguali.

 

CM

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