Fabio Fedi: "Con Fratelli d'Italia Varese Cresce ricostruiamo un partito di destra"

Fabio Fedi è il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia a Varese. Ha 51 anni, è sposato con due figli ed è avvocato e professore a contratto all’Insubria di Varese in diritto sanitario. Da 15 anni collabora con alcune fondazioni vaticane. Da tre anni si sta impegnando a livello politico con Fratelli d’Italia. Ha già partecipato a una campagna elettorale durante le regionali risultando il più votato della lista. Alle elezioni di Varese è capolista per Fratelli d’Italia Varese Cresce.

Per quale motivo ti sei candidato?
Mi candido a Varese perché me lo ha chiesto il partito a livello regionale e nazionale in qualità di coordinatore provinciale, e Varese è la città più importante al voto. Non avevo in programma di candidarmi ma siccome faccio parte di un partito di destra ho obbedito e lo faccio volentieri.

Ci sono dei contributi in particolare che vorresti apportare alla coalizione?
Abbiamo nel nostro DNA questioni come la sicurezza e la famiglia ma anche problemi legati al sociale e al portafoglio dei cittadini. Io dimezzerei le rette degli asili nido per agevolare le famiglie e dare la possibilità alla gente di poter lavorare con più serenità. Ma poi concentrarsi anche sui trasporti aumentandoli e dando maggior risalto al rapporto tra università e città. L’Università deve entrare di più nella città e la città deve sentire più sua l’Università.

Fabio Fedi insieme alla lista di Fratelli d'Italia Varese Cresce

Fabio Fedi insieme alla lista di Fratelli d’Italia Varese Cresce

Qual è la tua idea di politica?
La politica è servizio per il bene comune e per il suo raggiungimento. Quindi è una passione e deve essere fatta il più possibile in modo spontaneo. Un po’ come certe professioni come l’avvocato: se lo fai per fare soldi hai sbagliato mestiere ma se lo fai con passione, allora fa per te. Poi la politica necessita di fondi ed è giusto che ci siano remunerazioni. La politica deve quindi essere servizio e rapporto con la gente e il modo con cui rappresenti l’amore per la comunità e deve tendere sempre al bene comune. Per me poi vuol dire anche il motivo per cui sono entrato in politica: essere partecipe della ricostruzione di un partito di destra che non esisteva più.

Quali sono i tuoi maestri di vita?
Sono tanti. La figura più importante è mia moglie, punto fondamentale della crescita della mia vita professionale e personale. Poi mio padre, alcuni insegnanti che sono stati dei fari nei miei periodi della vita come il prof. Piscone di filosofia. A livello politico l’onorevole Antonio Tomassini e Attilio Fontana, una persona che ho seguito tanto da amico quanto da politico e che mi ha dato molti spunti. E poi alcuni sacerdoti tra cui Don Dario Vigano. E anche il professor Renzo Dionigi.

Qual è il primo intervento che dovrebbe fare il futuro sindaco?
Sicuramente quello di fare delle azioni che trasmettano sicurezza ai cittadini. Varese è già una città sicura ma avvertire di vivere in una città sicura è il primo modo di vivere bene. Bisogna far sì che i figli possano uscire tranquillamente in giro con azioni ad esempio all’interno dei pullman con vigili e persone di sicurezza e maggiori vigili in giro, iniziative come i vigili di quartiere e in generale con gesti che diano plasticità alla sicurezza

Quali sono i tre settori più importanti su cui agire?
Migliorare la qualità della vita delle famiglie e delle persone che hanno figli; migliorare l’aspetto dei collegamenti con i trasporti rendendo la viabilità più fluida e questo serve molto perché aiuta l’entrata delle persone in città e la sicurezza. E poi lo sport con attenzione a realtà storiche di Varese come il Varese Calcio e il Varese Basket.

Qual è la cosa migliore che ha fatto l’attuale amministrazione e dove invece poteva fare meglio?
Ha reso migliore questa città. In 10 anni Varese è migliore nonostante tutte le difficoltà che le amministrazioni si sono trovate ad affrontare. La nostra è una bella città con tanti avvenimenti e culturalmente viva. Tutto è migliorabile ma delle due giunte Fontana al di là della persona non se ne potrà che parlare bene.

In una recente analisi di Luca De Biase del Sole24Ore emerge una conclusione secondo la quale il destino delle città sarà sempre meno determinato dalla posizione geografica e sempre più dalle connessioni. Condividi? E a cosa è importante secondo te che la città di Varese si connetta?
Condivido l’analisi. Varese deve mantenere un equilibrio che la caratterizza rispetto ad altre città. I varesini hanno un’identità molto forte e amano la loro città. Il legame del varesino è molto sentito con il suo territorio e si deve coniugare con un concetto di apertura e connessione. La sfida di domani è mantenere la propria identità aprendosi sempre di più a una connessione con il mondo a partire da Malpensa e con collegamenti più veloci con le stazioni di Milano. La crescita culturale ed economica della città deve avvenire attraverso la comunicazione con l’esterno e quindi si tratta di molto di più che fare un teatro.

Chiudono sempre più attività in città. Cosa faresti per contrastare questa situazione?
Il punto di partenza fondamentale è l’analisi approfondita del perché questo avviene.Si tratta di un fenomeno da studiare con grande attenzione e solo quando si hanno tutti gli elementi si possono trovare le soluzioni. Anche in questo caso la sfida di una città che vive in equilibrio è quella di mantenere le piccole e medie realtà identificative di una comunità senza rinnegare la grande distribuzione che non deve essere selvaggia. Le piccole imprese e i commercianti sono stati il pilastro della nostra economia. Sarebbe un errore esiziale rinunciare a queste realtà in nome della globalizzazione.

Cosa non vorresti vedere nella tua città?
Non vorrei vedere snaturata l’identità di questa città anche attraverso un’immigrazione selvaggia ma tutto deve essere fatto in modo equilibrato senza spezzare gli equilibri sociali.

Se dico “diritti civili” cosa ti viene in mente?
La costituzione italiana e la sua applicazione. I diritti civili vanno necessariamente salvaguardati perché la comunità possa vivere in equilibrio e quindi non possono essere soppressi o compressi.

 

David Mammano

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