Orrigoni: «Non lascerò il mio lavoro: mi ha insegnato a risolvere i problemi»

Niente stipendio da sindaco, perché sarà destinato a chi ha più bisogno. «Non lascerò la mia azienda, perché vivo e continuerò a vivere di questo, e non di politica».

A parlare è Paolo Orrigoni, candidato sindaco a Varese, che racconta il percorso fatto fin qui con qualche piccola indiscrezione dell’ultim’ora e fa il punto di questi mesi di campagna elettorale.

«È una bella esperienza, e oggi per la prima volta ho voluto fare una chiacchierata in uno spazio della mia azienda. Non è un caso. Mi è stata rivolta spesso la domanda di come avrei fatto a tenere insieme l’impegno da sindaco con quello da imprenditore. E ora rispondo».

«Per me – spiega Orrigoni – è indispensabile mantenere una relazione con la realtà di tutti i giorni di chi lavora. Ho una visione chiara del rapporto anche con la politica. È importante non esserne dipendente sia da un punto di vista economico, che nel pensiero».

Già, l’azienda: siamo al ristorante Buongusto di Buguggiate: dove si può mangiare all’interno del supermercato e poi fare la spesa, o viceversa. Inevitabile parlare di Tigros.
«Io continuerò a lavorare. Ho una struttura di dieci manager validissimi e mia sorella Veronica che prenderà buona parte delle deleghe aziendali. Il rapporto tra noi due è di grandissima fiducia. Io resterò a capo di Tigros, ma in modo diverso e meno operativo. Sarà anche un’occasione per l’azienda per crescere. Amministrare bene vuol dire anche vedere i cambiamenti e questo mi conferma l’idea della bontà di continuare a lavorare anche per mantenere l’autonomia»

Veronica, all’altro capo del tavolo, annuisce e sorride.

Paolo Orrigoni la prima decisione da sindaco l’ha già presa e riguarda il suo compenso: «Rinuncerò allo stipendio da sindaco che sarà a disposizione per fare altre cose e aiutare qualcuno che ne ha più bisogno. È una posizione coerente con quello che dicevo prima e spero sia da stimolo anche per altri in consiglio comunale».

Ma questa campagna elettorale – e non è ancora finita – come è stata? «La novità più importante per me è come viene affrontato il rapporto tra la comunità e il Comune. Dobbiamo esser concreti. La campagna è stata comunque avvincente e ha rappresentato una nuova sfida. Affronto le cose con grande curiosità e questo mi ha permesso di scoprire anche aspetti della città che non conoscevo. Nella gestione delle questioni che mi sono state sottoposte ho però utilizzato il mio schema classico di pensiero che è composto da tre quesiti fondamentali: “cosa”, “perché” e “come” sono i tre fattori delle mie analisi, le tre domande che mi guidano sempre».

Ma i suoi dipendenti sono preoccupati di questa scelta? «I dipendenti qualche preoccupazione l’hanno manifestata ma sono i nostri primi sostenitori e si fidano di me».

Il discorso va sul peso dei partiti: la coalizione che lo sostiene vanta sette formazioni da quelle nazionali a quelle civiche.

«I partiti politici sono come associazioni e vogliono portare avanti cose per i cittadini. Se l’ideologia va contro il buon senso non va bene, ma se aiuta a risolvere le cose allora ci sta».

Come sarà la giunta di Varese? «Gli assessori saranno nove. La giunta avrà due caratteristiche fondamentali: rappresentatività politica e competenza. Ci sarà una delega allo sviluppo economico e dipenderà dalle persone che potranno dare la disponibilità».

E se perderà? «Proseguirò l’impegno amministrativo come consigliere comunale».

Venerdì la campagna elettorale si chiuderà con una grande festa e risotto per tutti in piazza del Garibaldino. Parleranno i sette capilista e alla fine il loro candidato sindaco. Ci saranno anche Maroni e Salvini. «Sono contento della presenza di alcuni leader, ma voglio sottolineare che la campagna la chiuderò io: è a me che spetterà fare il sindaco».

Su come passerà la lunga giornata elettorale di domenica Orrigoni non ha dubbi: «Starò con la mia famiglia con grande serenità e magari farò un bel giro in bici, se sarà bello».

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