Il futuro della viabilità secondo Alberto Rossi

E’ uno dei temi più delicati per un sindaco, quello della viabilità. Busto Arsizio in particolare nei prossimi mesi potrebbe affrontare una vigorosa riorganizzazione con le novità previste dal Piano Urbano del Traffico (potete leggerle tutte cliccando qui). Proprio per questo VareseNews ha posto alcune domande a tutti i candidati. Ecco le risposte di Alberto Rossi, candidato di Busto a Sinistra.

Qual è il suo giudizio complessivo sul piano urbano del traffico?
Non credo che quello presentato possa definirsi un Piano Urbano del Traffico (PUT) o un suo aggiornamento. Infatti la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), che dovrebbe accompagnare il processo di pianificazione fin dall’inizio e in tutte le sue fasi, è stata avviata con notevole ritardo, nonostante mie ripetute sollecitazioni da un anno a questa parte in consiglio comunale. Il risultato è che nel Rapporto Ambientale non c’è traccia delle “ragionevoli alternative” che dovrebbero qualificare la VAS, e tanto meno di una loro valutazione sulla base degli indicatori ambientali individuati. In alcuni casi (area occupata da infrastrutture viarie, biomassa disponibile, sottrazione di spazi urbani) si dichiara che i dati non sono pervenuti “per carenze tempistiche”. Su che cosa, allora, i cittadini sono stati chiamati a formulare le proprie osservazioni e i decisori politici saranno chiamati a fare una scelta? Il PUT si presenta come un elenco di opere (rotonde) finalizzate a fluidificare il traffico (impresa irrealizzabile); inoltre si introducono nuovi sensi unici in diverse aree della città non per dare spazio alla mobilità pedonale e ciclabile, ma soprattutto per offrire nuovi parcheggi a lato strada. Vengono disegnati sulle mappe, come se fossero funzionanti, itinerari ciclabili inesistenti (via Bellini, fronte Stazione Nord, via Marco Polo, viale Sicilia) o fatiscenti (viale Boccaccio, viale Trentino) e privi di attraversamenti protetti; si disegnano inoltre nuovi tracciati ciclabili senza dire come e quando verranno realizzati. Infine mancano i dati sul bike-sharing e quelli sui flussi di traffico non sono aggiornati.

Parliamo della rotonda e dei controviali chiusi lungo il viale della Gloria, cosa ne pensa?
Il Viale della Gloria è patrimonio storico della città, dal punto di vista urbanistico e paesaggistico. La previsione della rotonda all’incrocio con via Mameli snaturerebbe il disegno urbanistico nato dalla decisione di spostare la ferrovia nell’attuale sede, e rivela ancora una volta l’asservimento dell’attuale giunta e maggioranza consiliare agli interessi del privato. Come hanno potuto, nel giugno 2013, all’atto della definitiva approvazione del PGT, accogliere l’osservazione del legale rappresentante della proprietà dell’area privata, portando da 1.500 mq a 2.500 mq la superficie di vendita ammessa? E’ del tutto evidente che l’insediamento di una struttura commerciale così estesa è incompatibile sia con la posizione sia con le dimensioni della parte privata dell’area dell’ex-Borri. La rotonda non risolverà il problema e, se realizzata, imbruttirà la città e sottrarrà risorse da altre opere. Invece di pensare di “semplificare” gli incroci anticipando le confluenze dei controviali sul viale principale (è compatibile questa idea con la realizzazione del tracciato ciclo-pedonale?) occorrerebbe, nell’ottica della transizione ecologica della città, sottrarre il viale alla sua attuale funzione di attraversamento “pesante”, restituendolo alla mobilità lenta (pedonale, ciclistica) e in minima parte automobilistica.

Nel piano urbano del traffico non sono previsti cambiamenti per il trasporto pubblico locale. Lei cosa cambierebbe?
Il trasporto pubblico locale a Busto Arsizio non è mai stato tra le priorità delle amministrazioni che hanno governato la città negli ultimi decenni. E’ quindi del tutto inadeguato, a partire dalla frequenza delle corse, e lo dimostra il fatto che, escludendo le linee scolastiche, gli autobus viaggiano vuoti. Si dovrebbe progettare e realizzare un sistema di trasporto pubblico su gomma, degno della conurbazione di cui Busto Arsizio fa parte, in grado di collegare tra loro i luoghi di residenza, di studio e di lavoro, le stazioni ferroviarie e le più importanti attrezzature di servizio e per il tempo libero, al fine di ridurre drasticamente il traffico veicolare privato e la domanda di parcheggi nelle aree centrali e in quelle ad esse adiacenti. Il problema non è certamente di facile soluzione, perché la conurbazione è spezzata dal confine amministrativo tra la provincia di Varese e la città metropolitana di Milano. In tale contesto vanno comunque ricercate intese tra i comuni che consentano di raggiungere l’obiettivo.

Per ciclisti e pedoni non è previsto molto nel piano, cosa intende fare?
E’ necessario rivedere radicalmente il Piano del Governo del Territorio e definire dei Piani Urbani del Traffico biennali fattibili e controllabili pubblicamente, che assumano come priorità la promozione e la protezione della mobilità lenta.

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